6 in condotta. Questo ha ottenuto la Roma in termini di arrivo stagionale. Un sesto posto che per alcuni può essere considerato il minimo sindacale, a fronte del terzo monte ingaggi della Serie A, per altri un mezzo miracolo. Date anche le condizioni di partenza e arrivo totalmente opposte: i giallorossi hanno vissuto un cambio di allenatore non facile.
Rimettere in piedi una stagione che da febbraio in poi sembrava persa. De Rossi ha trovato la “bacchetta magica” che Mourinho diceva di non avere. Il tecnico di Ostia veste i panni dell’Harry Potter giallorosso e porta la Roma da decima a sesta in pochi mesi, sfiorando l’impresa in Europa League con una semifinale che aveva fatto ben sperare.
Roma in Champions League: cosa cambia
Ora il destino – quasi come una ‘ricompensa’ dopo tutte le turbolenze – potrebbe essere clemente con la lupa capitolina. Un posto in Champions League che raggiunto vorrebbe dire nuovi obiettivi e altrettante ambizioni. I giallorossi possono ancora arrivarci: non dipende più soltanto da loro. La sesta piazza Champions può arrivare se l’Atalanta – fresca vincitrice dell’Europa League – rimane al quinto posto.
Qualora la Dea scalasse, la Roma dovrà arrendersi al suo destino: ovvero riprovare ulteriormente a vincere l’Europa League dopo due finali consecutive a un passo dalla terza. In termini economici cambierebbe tutto ulteriormente perchè i giallorossi potrebbero “dare fastidio” – in senso positivo a Trigoria, negativo altrove – alle dirette concorrenti soprattutto in termini di diritti tv.
La novità per i club
Un posto in più in Champions significa avere maggiori introiti anche da quel punto di vista, ma se ci sono più partecipanti alla festa la fetta di torta per ciascuno è più piccola. Tradotto in numeri: il montepremi totale della Champions ammonta a 2,437 miliardi. Il 27,5% del capitale è destinato alle quote di partenza, ogni club – nello specifico – incassa 18,62 milioni di euro.
Il 37,5% della torta iniziale andrà ai risultati ottenuti nel corso del torneo. Vale a dire: più scatti in avanti vengono fatti e maggiori saranno le quote a disposizione. In base a ogni passaggio del turno. L’ultima parte, cioè il 35%, formerà il value: un nuovo parametro che mescola ranking storico e market pool. Significa che la ripartizione economica, per ciascun club ammesso, potrebbe avere un peso diverso.
Differenza tra market pool classico e ranking storico
Il market pool classico prevedeva una cifra prestabilita per ciascun partecipante alla competizione. Dal prossimo anno cambia tutto perchè cambia anche il regolamento della Champions League. In primis non conta – sul piano numerico – il coefficiente di posti disponibili per campionato. Se entrano 4 o 6 squadre, in termini economici, non ci saranno modifiche eclatanti.
Quello che andrebbe a incidere, appunto, potrebbe essere lo storico. La ripartizione dei diritti tv e anche l’impatto con gli sponsor terrà conto del ranking storico e market pool: in parole povere, il ranking UEFA va a incidere con quelli che sono i trascorsi degli ultimi 5 anni. La Roma in questo senso potrebbe stare tranquilla, ma non potrebbe dirsi lo stesso per il Bologna.
I nuovi parametri
I rossoblù – sebbene siano arrivati sopra la squadra giallorossa in campionato – rischierebbero di ricevere meno in termini di diritti tv e introiti perchè negli ultimi 5 anni (a livello europeo) non hanno uno storico incoraggiante. La Roma, dunque, tira un sospiro di sollievo anche in ambito finanziario. Deve stare, però, attenta perchè dal prossimo anno – in termini di risultati e introiti – non conterà soltanto il presente, ma anche il (recente) passato.