Edoardo Bove sta facendo parlare di sè. L’occasione per imporsi l’ha avuta sul campo molte volte. A partire dallo scorso anno quando sia Mourinho che De Rossi lo hanno usato frequentemente. DDR poi ha sempre fatto affidamento su altri, al termine di una prima fase in cui il centrocampista romano era sempre presente.
Da qui l’ipotesi di una cessione a fine anno, l’avvento dell’estate ha portato le voci ad aumentare. L’addio è possibile, ma non automatico. Lo ha dimostrato anche l’allenatore giallorosso che, in una delle prime amichevoli di stagione, gli ha messo la fascia di capitano al braccio. Un modo per scacciare critiche e dubbi: Bove c’è e fin quando è della Roma resta un giocatore su cui investire.
Edoardo Bove, il mercato lo chiama
Nella giornata di ieri, poi, si sono fatti avanti rumors secondo cui il calciatore avrebbe chiesto la cessione. Indiscrezioni nettamente smentite dall’agente del giocatore. Bove, dunque, è nell’organico giallorosso fino a prova contraria. Poi, come ha spiegato Daniele De Rossi subito dopo l’amichevole con il Tolosa (persa per una rete a zero), c’è il mercato e con quello bisogna fare i conti.
Significa che la società vuole investire sui propri talenti, come ha fatto con Cherubini e Pagano rispettivamente mandati in prestito, ma occorre trovare il modo più idoneo. Se Bove ricevesse l’offerta giusta, la proprietà romanista non esiterebbe a lasciarlo partire. L’offerta, però, deve essere congrua. La Roma non svende, ma tutela, i propri gioielli.
Partire o restare
Questo il messaggio a chiare lettere. Così il calciatore è tranquillo e una certa serenità traspare anche dalla società che evita di creare frizioni in un ambiente che sta trovando le giuste misure in attesa di una stagione importante. C’è anche qualcuno che non è ritenuto una priorità, ma De Rossi ne ha parlato in maniera diversa. Senza intaccare o mettere in dubbio il contributo che viene dato sul campo, si veda Zalewski e Abraham.
La Roma, in questo momento, è un cantiere aperto ma c’è modo e modo di portare avanti i lavori. Il self control, nelle dichiarazioni e negli atteggiamenti, è la prima cosa. Un valore caro a Liedholm che torna attuale di fronte alle insidie di una calda sessione di mercato, pronta a ridistribuire ruoli e possibilità in un progetto solido. Basta poco, però, per scalfire una cornice apparentemente indistruttibile. Motivo in più per cui a vincere, per il momento, deve essere il pragmatismo. Dentro e fuori Trigoria.