
Petrucci, ospite a Radio Manà Manà Sport, non ha risparmiato critiche sulla gestione della dirigenza della Roma. Con tono deciso ha confessato: «La presentazione del progetto stadio? Secondo me non era in programma nulla», lasciando intendere che dietro le quinte si muova poco o nulla di concreto.
Un’affermazione che non si perde in giri di parole e che apre una crepa profonda nella fiducia già traballante dei tifosi e degli addetti ai lavori. L’assenza di chiarezza, la mancanza di iniziativa, sembrano fotografare un momento in cui le domande sono molte di più delle risposte.
«Veramente, non riesco a capire cosa stia facendo Friedkin», prosegue Petrucci, allargando il campo della sua critica a una gestione che appare confusa, distante, incapace di intercettare lo spirito della piazza. Il riferimento a Dan e Ryan Friedkin è diretto, senza filtri: «Dan e Ryan non hanno nessuna intenzione di vendere, ma neanche alcuna capacità di gestire». Una frase che pesa come un macigno su una proprietà che, a dispetto degli sforzi dichiarati, non è mai riuscita a stabilire un vero legame empatico con la città e con il cuore pulsante della Roma.
Il progetto stadio, che per molti rappresentava la chiave per rilanciare non solo l’immagine del club, ma anche l’intero sistema, viene liquidato senza mezzi termini come «un’altra barzelletta». Una parola forte, che scava un solco profondo tra le promesse e una realtà che sembra sempre più impantanata.
Timori sul campo e fuori
Le parole di Petrucci non si limitano alla gestione societaria, ma si estendono anche al campo, là dove si costruisce o si distrugge davvero la credibilità di una squadra. Parlando di Inter-Roma, il giudizio è duro, quasi rassegnato: «Sarei sorpreso di vedere un risultato positivo perché purtroppo penso alla Roma delle ultime tre giornate di campionato».
In queste parole c’è tutto il peso di una squadra che non riesce a cambiare passo, che si spegne proprio quando dovrebbe esaltarsi. Il riferimento alle ultime prestazioni, opache e deludenti, si incastra perfettamente nel quadro più ampio di una gestione incerta, di una programmazione che pare sempre più sfilacciata.
Quel senso di attesa tradita, quella speranza trasformata in delusione, emergono come un filo sottile che collega tutto: dalla società al campo, dalle parole non dette ai risultati mancati. E nel mezzo resta un ambiente spaesato, che non sa se attendere pazientemente o se cominciare a pretendere risposte più nette.
In questo clima di sospensione, ogni dichiarazione come quella di Petrucci non passa inosservata, anzi si trasforma in una scintilla pronta ad accendere nuovi interrogativi. Perché nel calcio, come nella vita, il tempo delle promesse senza sostanza ha sempre una scadenza.