
Ci sono stadi che non sono semplici campi da gioco. Ci sono partite che, ancora prima di iniziare, trasmettono quella vibrazione sottile capace di mischiare attesa e tensione. L’Olimpico di Roma è uno di quei luoghi e per Alex Berenguer, questo stadio racchiude più di un ricordo, più di una semplice partita.
Con Roma e Athletic Bilbao pronte a sfidarsi, l’esterno spagnolo si è fermato a raccontare le sue sensazioni alla vigilia di un confronto che ha il sapore delle grandi occasioni. Il suo volto tradisce concentrazione e una punta di rispetto, perché l’avversario non è uno qualsiasi. “Le squadre italiane sono sempre difficili da affrontare, ogni dettaglio può fare la differenza”, racconta con quella consapevolezza di chi sa quanto sottile sia il confine tra una serata da ricordare e una da dimenticare.
La sua storia personale si intreccia proprio con questo stadio, lì dove è arrivato il suo primo gol in Serie A. “Era il mio primo gol nel calcio italiano, all’Olimpico contro la Lazio. Uno di quei momenti che ti rimangono dentro”, confessa con un sorriso che lascia trasparire la magia di quell’attimo. Ma oggi la prospettiva è diversa, c’è un’Europa da conquistare e una Roma cresciuta e trasformata nel corso della stagione. “Oggi è una squadra solida, con giocatori decisivi davanti”, sottolinea, ammettendo quanto il confronto sia apertissimo.
La chiave di questa doppia sfida? Nessun dubbio per lui: “Saranno i dettagli a fare la differenza e noi dobbiamo farci trovare pronti. L’obiettivo è ottenere un ottimo risultato per poi giocarcela al ritorno”. Tutto passa dalla mentalità e dalla capacità di leggere ogni momento della partita, soprattutto in una competizione che si gioca su 180 minuti e non in una sola serata.
La crescita personale e il legame con la squadra
Berenguer è il ritratto di un giocatore nel pieno della maturità calcistica. “Sto vivendo il mio miglior momento, sono maturato sia come calciatore che come persona”, spiega con orgoglio. Il campo è il suo specchio, ogni giocata racconta la crescita di un ragazzo diventato uomo, capace di adattarsi a ruoli diversi e di interpretare il gioco con una flessibilità rara. “Mi trovo bene in tutte le posizioni d’attacco, mi piace muovermi e togliere punti di riferimento agli avversari”, rivela, svelando quel lato camaleontico che lo rende sempre più centrale nei piani dell’Athletic.
Lavoro, costanza e mentalità sono la sua ricetta quotidiana. “A questi livelli bisogna essere sempre pronti, curare ogni dettaglio: alimentazione, recupero, preparazione mentale. E un po’ di genetica aiuta”, sorride. Non c’è spazio per distrazioni o per voci di mercato. “Non ho mai saputo nulla di contatti con la Roma”, taglia corto, perché ora la testa è solo su questa sfida. Una sfida che è molto più di una partita.