Radja Nainggolan non ha mai smesso di far parlare di sé, sia dentro che fuori dal campo. Oggi, il suo nome è al centro di una vicenda grave, con l’accusa di spaccio internazionale di cocaina. Un’accusa pesante che getta un’ombra su una carriera segnata da alti straordinari e comportamenti spesso sopra le righe.
Tra gli episodi che raccontano il lato più turbolento di Nainggolan, c’è quello ricordato da Luciano Spalletti, uno degli allenatori che meglio conoscono il giocatore. “Radja mette almeno 3-4 cose davanti al calcio”, diceva il tecnico, sottolineando come il belga fosse spesso più preso da ciò che accadeva lontano dai riflettori del campo. E, forse, oggi quel “3-4” nascondeva una realtà più complessa.
Il gesto di Spalletti alla Roma per controllare Nainggolan
Un aneddoto racconta di Spalletti che, esasperato dal talento ma anche dalle intemperanze di Nainggolan, arrivò a piazzarsi con una sedia davanti alla porta della sua stanza d’albergo per evitare che uscisse a combinare qualche “pazzia”. Una scena surreale, ma che racchiude il conflitto tra la genialità calcistica e le scelte personali che hanno sempre accompagnato la carriera del centrocampista.
Oggi, però, la questione sembra andare oltre le intemperanze giovanili o le bravate. Il peso delle accuse contro di lui solleva domande profonde non solo sul suo futuro, ma anche sulle scelte che l’hanno portato a questo punto. Per chi lo ha visto incantare i tifosi con giocate uniche, è difficile non provare un senso di amarezza.