Ci sono calciatori che lasciano il segno. Altri che a malapena vengono ricordati. C’è poi chi nella memoria dei tifosi ci resta eccome, anche se in negativo. Sono i campioni ma al contrario, arrivati magari con i crismi del fuoriclasse completamente poi disattesi in campo. Uno di questi, e sarete d’accordo con noi, è sicuramente Seydou Doumbia. Arrivato nella Capitale con l’etichetta del giocatore che avrebbe dovuto spostare gli equilibri nel nostro campionato, l’ivoriano non è in realtà mai riuscito ad affermarsi in giallorosso. Anzi. Nella mente di tutti noi ci sono piuttosto tutte le sue scialbe apparizioni che hanno poi determinato il suo addio a Trigoria dopo pochi mesi.
Senza alcun rimpianto. Eppure, quando la società aveva deciso di acquistarlo (all’epoca c’era Walter Sabatini) l’operazione sembrava essere davvero quella giusto per provare, a stagione in corso, a puntare addirittura alla vittoria del titolo. Doumbia peraltro era reduce dal successo in Coppa d’Africa e da prestazioni altisonanti, tanto da far crescere un hype pazzesco nei suoi confronti. Purtroppo però le cose andarono diversamente. “Ho sottovalutato le sue condizioni dopo il torneo, avrei fatto meglio io” – ammise in un’intervista il DS giallorosso – “è stata una mia responsabilità”.
Perché Doumbia non riuscì ad esplodere alla Roma
Dire oggi cosa non abbia funzionato in quella stagione resta ancora difficile. Soprattutto perché i gol l’attaccante li ha sempre fatti un po’ dappertutto. Dappertutto sì ma non a Roma. Una delle tante stranezze del calcio. Cresciuto tra Giappone e Svizzera Doumbia si inizia a far conoscere nella stagione 2008-2009, specie sfruttando la vetrina internazionale dell’Europa League con la maglia del Sion. Il vero salto avviene però col passaggio al CSKA Mosca, squadra dove la Roma lo nota per via dei tanti gol – e dei trofei – segnati nelle quattro stagioni e mezzo passate in terra russa.
Per questo quando sbarca a Trigoria i tifosi sono entusiasti. Costo del trasferimento circa 15 milioni di euro. In giallorosso però Doumbia non arriva subito perché impegnato in Coppa d’Africa che il calciatore, dicevamo, riesce perfino a vincere. L’esordio all’Olimpico però è completamente da dimenticare: Garcia lo manda in campo subito contro il Parma, impegno apparentemente sulla carta agevole ma che si trasforma nella classica trappola. Alla fine l’incontro termina 0-0 con il nuovo centravanti coperto dai fischi dopo 85′ di nulla assoluto e una condizione a dir poco imbarazzante. Il resto della sua avventura nella Capitale non andrà di certo meglio: appena due gol – anche se abbastanza decisivi – in quattordici presenze. Una miseria.
Doumbia: la carriera dopo la disastrosa esperienza in giallorosso
La parentesi sfortunata con la Roma non ha però fermato la carriera dell’ivoriano. Doumbia ha iniziato a girare mezza Europa riprendendo a segnare: Newcastle, Basilea, Sporting, Girona, prima del ritorno al Sion. Saranno oltre 200 i gol segnati alla fine del suo percorso da calciatore professionista terminato, c’è da dire, un po’ malinconicamente considerando che il centravanti si è ritirato dopo essere rimasto svincolato.
“Quando ero in Coppa d’Africa ho festeggiato talmente tanto che mi ero dimenticato di essere un giocatore professionista“, ha raccontato Doumbia ripercorrendo il suo periodo in Italia. Ma il suo non è un mea culpa, anzi.
“Prima di arrivare alla Roma dormivo a malapena, ma tornassi indietro farei anche di più. Arrivai di venerdì e Garcia mi fece giocare domenica senza mezzo allenamento. Capisco i fischi dei tifosi ma hanno fatto male, sarebbe stato impossibile per chiunque“. L’attaccante racconta anche un ulteriore retroscena: “La Roma voleva mandarmi in Cina ma mi rifiutai: per questo mi facevano allenare tre volte al giorno“.