Che fine ha fatto Batistuta della Roma?

Un campione leggendario, tra sogni, sacrifici e momenti indimenticabili. Scopri il percorso straordinario di una vita che ha lasciato il segno.

Melissa Landolina -
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Gabriel Homar Batistuta (ansa foto)

Era un ragazzo che amava la pallavolo e il basket, lontano dai campi di calcio. Gabriel Omar Batistuta, il “Re Leone”, iniziò il suo viaggio verso la leggenda per caso, ispirato da un poster di Maradona. E pensare che quel giovane, soprannominato “gordo” dai compagni per il fisico robusto, sarebbe diventato uno dei più grandi attaccanti della Serie A, segnando 183 gol con le maglie di Fiorentina, Roma e Inter.

La famiglia di Batigol ha radici italiane: i suoi trisnonni, emigrati dal Friuli in Argentina nel XIX secolo, hanno lasciato un’impronta indelebile nella sua storia. Cresciuto ad Avellaneda, con un padre macellaio e una madre segretaria, Gabriel affrontò i primi passi nel calcio quasi per gioco. Quando nel 1991 arrivò a Firenze, fu accolto con scetticismo. Nessuno poteva immaginare che avrebbe segnato 205 reti tra campionato e coppe, vincendo una Coppa Italia e una Supercoppa, e diventando un’icona viola.

Firenze è stata la mia seconda casa,” ha ricordato Batistuta. “Mi sono sentito subito bene, ma ho sofferto per non essere riuscito a regalare uno scudetto.” Quella del 1998-1999 fu l’occasione più vicina, con la Fiorentina campione d’inverno grazie ai suoi 17 gol in altrettante giornate. Gli infortuni, però, misero fine al sogno.

Il trasferimento alla Roma nel 2000 fu il coronamento di una carriera straordinaria. Franco Sensi lo acquistò per 70 miliardi di lire, e nella prima stagione giallorossa segnò 20 gol, contribuendo al terzo scudetto del club. La maglia numero 18, poiché la “sua” 9 restava a Montella, divenne comunque iconica.

Tra leggende, come la relazione smentita con Sabrina Ferilli, e momenti di difficoltà fisica, Batistuta si è sempre rialzato. La sua mitragliatrice, nata a Firenze come gesto verso un fisioterapista, rimane uno dei simboli più amati dai tifosi.

Oggi, a 55 anni, ha superato i problemi fisici che lo portarono persino a chiedere l’amputazione delle gambe. La vida es un carnaval, come nella cumbia ballata a “Ballando con le stelle” insieme alla moglie Irina, è il manifesto di una vita da guerriero mai domo.