Il 30 maggio 1984 è una data che tutti i romanisti preferirebbero cancellare per sempre dalla memoria. La finale di Coppa dei Campioni all’Olimpico contro il Liverpool terminò nel peggiore dei modi per i colori giallorossi: quella sconfitta ai calci di rigore, a distanza di 40 anni, fa ancora tanto male. Protagonista nei tiri dagli undici metri fu il portiere dei Reds, Bruce David Grobbelaar, che passò alla storia per la celebre danza dello spaghetto sulla linea di porta.
Una tecnica utilizzata dall’estremo difensore del Liverpool per innervosire i giocatori della Roma. Il tentativo andò a segno, dato che Grobbelaar riuscì a far sbagliare Bruno Conti e Ciccio Graziani. Nel quarantesimo anniversario di quella sfida che fece impazzire di gioia i tifosi inglesi e gettò invece nello sconforto il popolo romanista proprio il portiere dei Reds è tornato a parlarne.
In un’intervista rilasciata al quotidiano Il Giornale, Grobbelaar ha raccontato che il suo primo ricordo di quella serata che divenne poi epica per il Liverpool – fu la quarta vittoria in Coppa dei Campioni per il club inglese – è l’arrivo a Roma. Non appena la squadra giunse nella Capitale venne accolta da sassi e pietre che entravano dai finestrini dell’autobus. Anche per questo Grobbelaar ritiene che invece il ricordo più bello sia proprio quello dei rigori.
Il quinto rigore doveva batterlo Grobbelaar: “Poi tirò Kennedy, meno male…”
Lo zimbabwese, oggi 66enne, rivela che fu il suo allenatore Joe Fagan a chiedergli di distrarre i romanisti in tutti i modi. Per questo Grobbelaar si inventò quel balletto: “Sentivo le gambe come due spaghetti flosci – ha detto l’ex portiere dei Reds – La rete della porta mi ricordava gli spaghetti e così la morsicai“.
Anche a distanza di 40 anni i tifosi della Roma non hanno dimenticato la danza di Grobbelaar, tanto che ancora oggi il portiere continua a ricevere insulti da parte dei fan giallorossi. Il 66enne, nell’intervista al Giornale, si rivolge direttamente ai romanisti, facendo notare che se fosse stato il loro portiere ad adottare questa tecnica permettendo alla loro squadra di vincere probabilmente sarebbero “orgogliosi di lui“.
Infine Grobbelaar rivela un particolare interessante di quella serata così amara. Il quinto rigore, quello decisivo, lo calciò Alan Phillip Kennedy, ma Fagan lo aveva inizialmente assegnato proprio allo zimbabwese. “Meno male, perché se l’avessi sbagliato…“.