
A Roma, il clima è fatto di interrogativi che crescono, di aspettative disattese, e di una squadra che pare smarrita sul piano mentale ancora prima che su quello tecnico.
Durante l’intervento a Radio Radio Mattina, Luigi Mattioli non si è nascosto dietro frasi diplomatiche. Ha guardato con occhi critici e allo stesso tempo lucidi la situazione della Roma, sottolineando come il momento che sta attraversando il club sia più profondo di quanto sembri in superficie. Le sue parole hanno toccato un tema delicato, che riguarda non solo il campo ma anche ciò che si muove (o non si muove) nella testa dei giocatori.
“La Roma ha tante difficoltà e problematiche”, ha affermato con decisione, puntando il dito su aspetti che vanno oltre la tattica. La sua analisi ha incluso un nome che a Roma evoca rispetto, ma che adesso viene coinvolto in riflessioni più articolate: Claudio Ranieri. Il tecnico, chiamato ancora una volta a dare stabilità in una fase complicata, secondo Mattioli avrebbe indirettamente generato un clima di “disincanto agonistico” nella squadra. Un’espressione forte, ma che descrive bene quel senso di apatia e stanchezza che sembra pervadere le ultime uscite della Roma.
Le ripetute dichiarazioni del mister, che da tempo sottolinea “tanto io smetto”, secondo Mattioli non possono più essere considerate parole ininfluenti. In un gruppo che dovrebbe combattere fino all’ultimo minuto, sapere che la guida tecnica è prossima a lasciare può minare la tenuta psicologica, spegnendo motivazioni e senso di appartenenza. È come se ogni partita fosse vissuta senza un vero futuro, senza un orizzonte concreto da inseguire.
Ma non finisce qui. C’è anche un altro elemento che rende la situazione ancora più delicata. “Nella squadra ho visto degli strani utilizzi da parte del mister”, ha detto Mattioli, facendo riferimento a scelte tattiche e gestionali che lasciano perplessi. Non si tratta solo di chi gioca o di chi resta in panchina, ma di un modo di condurre la squadra che, visto dall’esterno, sembra disallineato rispetto alle reali necessità del gruppo.
Il problema, allora, si allarga. Non è più solo questione di moduli o cambi, ma di identità smarrita e di una fiducia che vacilla. Il messaggio che arriva da fuori è chiaro: serve più chiarezza, più coerenza e soprattutto una guida che creda fino in fondo nel presente della squadra, senza usare il futuro come scudo o pretesto.
La Roma è in un momento in cui non può permettersi incertezze. E quando anche chi osserva da lontano coglie segnali di stanchezza emotiva, significa che il problema è reale. E va affrontato con coraggio.