
Antonino Zugarelli oggi ha 75 anni ed è stato un campione di tennis, tra l’altro primo italiano a vincere la Coppa Davis nel 1976 a Santiago del Cile, attualmente è Direttore tecnico della scuola tennis del Foro Italico. Non ha mai lasciato il mondo dello sport al quale s’è avvicinato quando era poco più che un ragazzino.
La sua prima passione era il calcio: l’AS Roma
In realtà la scelta di giocare a tennis per lui è stata, almeno inizialmente, solo un ripiego, la sua prima passione era il calcio. A raccontare questo aneddoto è stato proprio lui alla Gazzetta dello Sport. A 16 anni è stato chiamato a sostenere un provino per l’AS Roma. Da appassionato di calcio, romano, non ha esitato a presentarsi.

Le ore di attesa prima del provino
“Resto seduto ad aspettare per ore e ore il mio turno. Poi – racconta Zugarelli – quando me ne sto andando, dall’altoparlante chiedono se c’è ancora qualcuno che deve fare il test. Mi concedono pochi minuti, tra l’altro all’ala, perciò immagino sia andata male. E invece all’uscita incontro il mitico Oronzo Pugliese, che allora allenava la prima squadra: mi dice che gli sono piaciuto e che si farà sentire”.
La lettera che ha cancellato il sogno
In seguito, quando forse non ci pensava neanche più per il giovane Tonino è arrivata la risposta. “Una lettera nella quale la Roma annunciava di avermi preso per il suo settore giovanile. Ma c’era una postilla: mi avrebbero mandato in prestito all’Almas, società satellite che sta in serie D. Deluso ho deciso di lasciare il calcio”.
Il tennis è stato una scelta del tutto casuale
La decisione di dedicarsi al tennis è stata, poi, quasi casuale. “Venivo da una famiglia povera – spiega il campione di tennis – e per tirare su qualche soldo bazzicavo i circoli del Tevere a fare il raccattapalle, così i soci ci davano la mancia. Poi, se capitava, nelle pause prendevamo le racchette e facevamo pure qualche scambio. Così mi notarono e mi iscrissero a un torneo di doppio per non classificati. Solo che finii per giocare pure il singolare, con buoni risultati. E siccome in tribuna c’era la Roma che contava, mi segnalarono a Mario Belardinelli, l’allora direttore tecnico azzurro, e finii a Formia. Insomma, cominciò così”.