Al derby una presenza importante tra gli spalti: Lazio e Roma unite da un simbolo

La stracittadina di domenica sarà l’occasione di mandare un messaggio importante a due tifoserie molto accese, in una serata speciale.

Melissa Landolina -
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Lazio-Roma
Lazio-Roma (ansa foto)

Ci sono partite in cui la tensione è altissima, dove i colori si accendono e la passione esplode in ogni angolo dello stadio. Il derby di Roma è tutto questo. Ma questa volta, sugli spalti dell’Olimpico, ci sarà una presenza che racchiude un messaggio molto più grande dell’ordinario. Diego Alfonzetti, giovane arbitro siciliano, siederà tra il pubblico grazie all’invito congiunto di S.S. Lazio e A.S. Roma.

Un gesto che non è passato inosservato. Diego è diventato suo malgrado simbolo di una ferita ancora aperta nel mondo del calcio: quella della violenza nei confronti degli arbitri. Durante una partita del settore giovanile, è stato aggredito, fisicamente e verbalmente. Un episodio che ha indignato l’intero panorama sportivo italiano e che ha messo nuovamente in luce quanto sia fragile il rispetto verso chi, ogni settimana, scende in campo con un fischietto al collo e la responsabilità di garantire il gioco corretto.

Lazio e Roma, insieme, hanno scelto di lanciare un messaggio chiaro, forte e inequivocabile. Hanno voluto trasformare una delle partite più calde del campionato in un’occasione per ribadire un valore fondamentale: la difesa dell’integrità del ruolo arbitrale. In un mondo dove spesso il tifo sfocia in odio, e dove ogni decisione viene messa sotto accusa, questo invito è una presa di posizione netta. “Stigmatizziamo ogni forma di violenza, anche solo verbale, nei confronti degli ufficiali di gara”, hanno dichiarato i due club romani, uniti da una causa che va oltre ogni rivalità.

Nessuno dimentica cosa rappresenta il derby della Capitale: è una battaglia di nervi, una sfida d’orgoglio, un concentrato di emozioni. Ma proprio per questo, ogni gesto che sa di civiltà ha un’eco ancora più potente. In mezzo a cori, striscioni, e adrenalina, ci sarà anche il silenzioso riconoscimento a un ragazzo che ha semplicemente fatto il suo lavoro e che, per questo, ha subito l’inaspettato.

Diego Alfonzetti non sarà solo uno spettatore, ma il simbolo di un calcio che vuole ritrovare il suo volto più nobile. Un calcio che sa proteggere i suoi protagonisti, tutti, senza distinzione. Un calcio che riconosce l’importanza di chi prende decisioni scomode, di chi ha il compito ingrato di far rispettare le regole, spesso diventando il bersaglio più facile.

L’invito rivolto al giovane arbitro è un appello silenzioso ma fortissimo rivolto a ogni tifoso, genitore, dirigente o calciatore che pensa ancora che insultare o aggredire chi indossa la maglia nera sia una forma accettabile di sfogo. È il calcio che, pur tra mille contraddizioni, prova ancora a raccontare una storia diversa, più giusta.

E il fatto che tutto ciò accada nel giorno più acceso della stagione romana non fa che rafforzarne il significato. Perché nel cuore di una rivalità viscerale, c’è spazio anche per un messaggio che unisce. Un invito a non dimenticare cosa rende questo sport davvero bello: rispetto, passione, coraggio. E chi entra in campo per arbitrare, tutto questo lo conosce molto bene.