Ghisolfi: “Ho origini italiane, in Francia rifiutati perché mangiapasta” e poi svela quale giocatore incarna la Roma del futuro

Il DS della Roma si è raccontato ha cuore aperto e ha spiegato quali sono le idee per rendere grande la Roma.

Melissa Landolina -
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Florent Ghisolfi
Florent Ghisolfi – RomaForever.it

C’è sempre un momento nella vita in cui il passato sembra intrecciarsi con il presente in modo sorprendente. Florent Ghisolfi, oggi direttore sportivo della Roma, ha vissuto questo paradosso sulla propria pelle. Nato a Aubagne, vicino Marsiglia, ma con radici italiane, ha sempre avuto chiaro il proprio destino: “Anche quando ero un calciatore, il mio obiettivo era diventare direttore sportivo.” Una strada costruita con passione, studio e sacrifici, passando da esperienze in panchina fino alla scrivania di chi decide il futuro di un club.

“I miei nonni erano immigrati italiani in Francia e venivano chiamati ‘mangiapasta’. Questo mi ha insegnato a non fermarmi davanti alle differenze e a rifiutare qualsiasi forma di razzismo.” Oggi, in un curioso ribaltamento del destino, è lui a essere un immigrato in Italia, pronto a portare la sua visione innovativa nel calcio.

Una carriera costruita passo dopo passo

Appesi gli scarpini al chiodo a soli 30 anni, Ghisolfi ha scelto di non abbandonare il campo, ma di viverlo sotto una nuova prospettiva. “Ho avuto la fortuna di ricoprire diversi ruoli prima di diventare direttore sportivo: allenatore, assistente, coordinatore. Questo mi ha dato una visione più ampia, permettendomi di capire le esigenze di uno staff e di un allenatore.”

Per lui, il direttore sportivo è un elemento chiave nella costruzione di una squadra, un punto di riferimento tra giocatori, staff e società. “Se si parla poco di noi, significa che stiamo facendo un buon lavoro. Il mio compito è creare le condizioni migliori affinché allenatore e giocatori possano esprimersi al meglio.”

E i risultati parlano chiaro: al Lens, il progetto costruito sotto la sua guida ha portato il club in Champions League; al Nizza, la squadra è cresciuta al punto da essere ora in lotta per lo stesso traguardo.

La filosofia nelle scelte di mercato

Ghisolfi non lascia nulla al caso quando si tratta di individuare nuovi talenti. “La mentalità è fondamentale. La Roma ha valori specifici, diversi da quelli di Juventus, Milan o PSG, e vogliamo giocatori che incarnino questa identità.”

Ogni decisione viene presa insieme all’allenatore, valutando non solo le caratteristiche tecniche e fisiche, ma anche la personalità e l’ambizione del giocatore. “Quando sono arrivato, il reparto scouting era da rifondare. Oggi abbiamo una struttura efficace e lavoriamo con un’organizzazione chiara.”

E tra gli acquisti recenti spicca il nome di Koné. “Era la scelta perfetta: fisicità, tecnica, carattere. Si è imposto subito e vogliamo continuare su questa strada. Rappresenta tutte le caratteristiche che cerchiamo oggi per diventare più forti” Un altro esempio di questa strategia è il rinnovo di Pisilli, talento del vivaio giallorosso: “Ha tutto quello che cerchiamo: qualità, corsa, aggressività e identità. Mi congratulo con i genitori per l’educazione che gli hanno impartito”.

Il legame con Claudio Ranieri

Nella scorsa stagione, la Roma ha attraversato momenti difficili, ma la scelta di affidare la panchina a Claudio Ranieri si è rivelata decisiva. “Eravamo nella tempesta e avevamo bisogno di una guida. Ranieri porta calma e forza allo stesso tempo. La sua è una ‘forza tranquilla’.”

Oltre alla competenza tecnica, a fare la differenza è la sua conoscenza della Roma e della città. “Lavora con il cuore, per lui è una missione. Il mio compito è metterlo nelle condizioni migliori per realizzare il suo sogno e aiutare il club a crescere.”

La Roma e il futuro senza limiti

Dopo mesi di difficoltà, il club ha ritrovato solidità e risultati. “Sappiamo da dove veniamo e non vogliamo fermarci. Abbiamo la bava alla bocca, il coltello tra i denti e siamo pronti a lottare fino alla fine.”

Ma il legame con la città va oltre il calcio. “Roma ha un’anima speciale. Sto imparando tanto da questa cultura e da questa mentalità. Capisco perché i club italiani riescano a essere più competitivi in Europa rispetto a quelli francesi: qui c’è una determinazione diversa.”