
Ogni mattina, con la stessa puntualità, arrivava portando qualcosa di speciale. Non erano solo semplici gesti, ma un rituale atteso e amato da tutti. Alle nove in punto, varcava la soglia con le mani cariche di bontà: pizza alla mortadella, rossa, ripiena, porchetta. Una tradizione che aveva il sapore dell’affetto, un appuntamento che rendeva l’atmosfera più familiare.
Era un uomo dal cuore grande, sempre pronto a dare senza chiedere nulla in cambio. A Trigoria lo conoscevano tutti, lo aspettavano tutti. Prima dell’allenamento, i giocatori si riunivano attorno a lui, prendendo uno o due pezzi di pizza. Non era solo il cibo a renderlo speciale, ma quell’energia positiva, quella generosità autentica che lo rendeva un punto di riferimento.
Non era solo il padre di Francesco Totti, ma un simbolo di dedizione, un uomo amato e rispettato. Il soprannome che gli avevano dato diceva tutto: lo sceriffo. Ogni volta che il capitano della Roma avesse bisogno di qualcosa, sapeva che lui avrebbe trovato un modo per aiutare. Un animo nobile, un uomo che non si tirava mai indietro, pronto a esserci per gli altri.
Il cuore grande di un uomo speciale
“Era un buono”, lo ricorda così Francesco Totti nel corso dell’intervista nel podcast di ”Cronache di spogliatoio” e poi non riesce a trattenere la commozione ricordando quegli aneddoti ormai lontani.
Enzo Totti è scomparso a maggio del 2020, all’età di 76 anni, in seguito a delle complicazioni dovute al Covid.
Oggi il suo ricordo vive ancora nei racconti di chi lo ha conosciuto. Non era solo un uomo, ma una presenza che ha lasciato il segno. Chiunque abbia attraversato quei corridoi porta con sé un frammento della sua generosità, della sua gentilezza. Un esempio che non sarà mai dimenticato.