L’altro Faraone della Roma: dal KFC agli insulti social, che fine ha fatto

C’era un tempo in cui con questo soprannome si pensava ad un altro giocatore: ma la sua avventura in giallorosso fu un fiasco totale. Ecco cosa fa oggi

Luca Mugnaioli -
Tempo di lettura: 3 minuti
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Chi si ricorda di lui? Una carriera da predestinato ma promesse poi quasi sempre disattese – (RomaForever.it)

“E’ come me, ma peggio”. Una frase, diventata poi iconica, pronunciata da Zlatan Ibrahimovic descriveva così uno dei talenti calcistici di qualche anno fa che però, come immaginerete, non riuscì a rimanere all’altezza delle aspettative che si erano create attorno a lui. Tra vizi extracalcistici e avventure burrascose, il calciatore avrà modo anche di arrivare dalle parti di Trigoria: un passaggio tanto breve quanto impalpabile ma non a tal punto da scomparire dalla memoria dei tifosi.

Lui, “il Faraone”, appellativo che per fortuna alla Roma identifica oggi tutt’altro tipo di calciatore (ed El Shaarawy non è certo una meteora), che in coppia con Ibra prometteva sfaceli in campo. La sua carriera è stata però un turbinio di alti (pochi) e bassi (tanti). Eppure agli esordi sembrava davvero poter diventare un crack assoluto: il Gent lo nota giovanissimo e lo preleva dal calcio africano dove aveva mosso i primi passi professionali. Di gol ne arrivano e pure tanti: sembra l’inizio di una carriera devastante. Ma non sarà così.

Mido “il Faraone”: a Roma fu un flop assoluto

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Mido “Il Faraone” – Foto: IG (RomaForever.it)

Nella nostra rubrica “che fine hanno fatto” ci occupiamo proprio di loro. Giocatori arrivati a Roma ma che spesso non sono riusciti ad affermarsi. Beh, lui è senza dubbio uno di questi. Parliamo di Mido, al secolo Abdelamid Hossam Ahmed Hussein, arrivato nella Capitale nel 2004 e ripartito praticamente subito dopo appena 14 presenze e 0 gol. Di reti tuttavia, dicevamo, prima dell’avventura giallorossa ne aveva segnati eccome: 11 al Gent, 23 all’Ajax. Poi l’inizio della parabola discendente.

Celta Vigo e Marsiglia si rivelano due tappe non troppo esaltanti e così arriva la chiamata della Roma che dopo pochi mesi però lo spediscono in prestito al Tottenham dove pure qualcosa riesce a combinare. Nemmeno il ritorno all’Ajax risolleva il suo percorso, complice una serie di infortuni che lo colpiranno negli anni. Mido sceglie così di ripartire con destinazione casa: lo Zamalek, la squadra dove aveva iniziato. Il giocatore chiuderà tuttavia la carriera altrove (Barnsley, Champioship inglese, ndr) ritirandosi a soli 30 anni.

Le controversie della carriera: eccessi fuori dal campo e tanti infortuni

Ma cosa ha inciso sulla sua mancata esplosione definitiva? Entrambi gli aspetti li abbiamo già menzionati: infortuni ed eccessi fuori dal campo. Un binomio che non è poi così inusuale nel mondo dorato del pallone. Mido riusciva ad essere micidiale in campo – al netto di un temperamento spesso esuberante (una volta lanciò una forbice a Ibra mancandolo di un soffio!) – e al tempo stesso una “testa calda” al di fuori.

“Ibra è bravo, ma io segno di più”. La replica del “Faraone” alla famosa frase che abbiamo menzionato in apertura. Correvano i tempi di Ibrahimovic alla Juventus e dell’approdo dell’egiziano in giallorosso. Tutti sappiamo chi dei due avesse ragione. Alcol, cibo spazzatura. In Inghilterra invece, dove c’è stato un attimo in cui si era rivisto il “vecchio” Mido, lo accompagna sempre una vita sregolata. Assiduo frequentatore del KFC, il noto fast food, il giocatore preferisce i vizi alle virtù. Il declino calcistico diventa irreversibile. Su Twitter trovò il tempo anche di litigare con un utente: “Preferisco il KFC all’area di rigore? Il mucchio di soldi fatto in questi anni mi basta per sc….e tua madre per 20 anni“. Un gentleman.

Che fine ha fatto Mido della Roma: cosa fa oggi

Arriviamo così alla domanda delle domande. Che fine ha fatto Mido? Il suo account ufficiale è zeppo di post e aggiornamenti della sua nuova vita post calciatore. Nel calcio però l’ex Roma c’è rimasto dividendosi tra la carriera di allenatore – è tornato ad esempio allo Zamalek diventando il più giovane allenatore della storia del calcio egiziano – e quella di dirigente sportivo.