Un momento che ha ammutolito l’Olimpico per poi esplodere in un boato. Ma non per un’esultanza. È una di quelle azioni che possono cambiare il proseguo della partita ma non va così.
Al minuto 22 del primo tempo, la Roma spinge e cerca di prendere in mano la partita. Dovbyk, lanciato sotto la Curva Sud, ha la grande occasione. Salta un avversario, il campo sembra spalancarsi davanti a lui, eppure succede l’impossibile. Quel pallone scivola via, inciampa proprio sul momento più bello, mentre il portiere dell’Athletic Bilbao resta a guardare.
Quando le parole valgono più di un passaggio
“Bravo, bravo”, le parole arrivano rapide, pronunciate con la fermezza di chi sa esattamente cosa dire e quando dirlo. Paulo Dybala è già lì, accanto al compagno, prima ancora che la testa si abbassi. Una carezza leggera sulla testa, poi un applauso sincero, di quelli che non si fanno per convenzione, ma perché servono. “La partita è lunga, ci sei anche tu”, dice senza dirlo, con un gesto e due parole.
Paulo Dybala è il leader della Roma, senza bisogno di fasce o proclami. Lo si capisce quando tocca il pallone e lo si capisce ancora meglio quando quel pallone non ce l’ha tra i piedi. È presente, anche nei momenti in cui la fiducia vacilla, soprattutto per chi la maglia della Roma la sente ancora un po’ troppo grande.
La serata è appena iniziata, eppure quella scena sotto la Curva Sud racconta già tutto. Non è solo una partita, non è solo una corsa verso i quarti di Europa League. È il ritratto di una squadra che si sta scoprendo gruppo, capace di rialzarsi proprio quando sembra crollare. E nel cuore di quella scena, c’è Paulo Dybala, il campione che non si limita a giocare, ma guida con lo sguardo, con le parole giuste e con quella carezza che pesa quanto un gol.