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Ci sono calciatori che da giovani e giovanissimi sembrano destinati ad una carriera scintillante. Ma poi le cose, a volte, non sempre vanno così. In alcuni casi si tratta di veri e propri misteri inspiegabili: i colpi magari ci sono, estro e fantasia non mancano, eppure le carriere o non decollano mai del tutto oppure iniziano e terminano con la stessa disarmante velocità.
Spesso le chiamiamo “meteore” e il motivo è facilmente intuibile. Noi di RomaForever.it abbiamo una specifica rubrica dedicata a loro, ovviamente declinata rigorosamente in chiave giallorossa. Andando a vedere cioè quei giocatori arrivati a Trigoria come dei potenziali crack ma dissoltisi invece come bolle di sapone. Oggi ci occupiamo in particolare di un terzino che in carriera ha vestito anche la maglia niente meno che del Real Madrid. Oltre a quella, chiaramente, giallorossa.
Cicinho: il terzino che si è perso per strada. Come il suo connazionale Adriano
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Cicero Joao de Cezare, meglio noto come Cicinho. Chi si ricorda di lui? Siamo sicuri in tanti, anche perché non sono passati poi così tanti anni da quando ha calcato il prato erboso dell’Olimpico. Lui è uno di quei calciatori che rispondono appieno alla descrizione fatta poc’anzi: promesse del pallone non mantenute. Il terzino inizia a muovere i primi passi nel mondo dei professionisti giovanissimo: Atletico Mineiro, e in particolare San Paolo dove vince praticamente tutto.
Le sue scorribande sulla fascia gli valgono l’appellativo di nuovo Cafù. Il Real Madrid lo nota e si accaparra le sue prestazioni sportive nel 2005 al termine di una lunghissima trattativa col club brasiliano. L’avventura coi blancos gli riserva però gioie e dolori, considerando che il terzino si rompe il ginocchio.
Il capitolo successivo della sua vita calcistica si chiama per l’appunto Roma: stanco delle continue panchine, Cicinho sbarca a Trigoria, comprato per circa 9 milioni. Spalletti lo apprezza e lo inserisce subito nei suoi schemi. Un secondo, grave infortunio gli mette ancora una volta i bastoni tra le ruote tuttavia. Vero, nel mezzo arriva anche una Coppa Italia ma non basta. Per Cicinho è l’inizio della fine.
Cosa fa oggi: il dramma dell’alcol e del fumo
I suoi comportamenti fuori dal campo degenerano. Alcol e fumo, spesso in forma di abuso, iniziano ad arrivare dopo gli allenamenti. “Andavo al campo ma sapevo che non avrei giocato. Per questo quando tornavo a casa bevevo molto, da solo o con falsi amici. Mi piaceva andare in discoteca”, ha rivelato il giocatore in merito a quel periodo difficile vissuto in giallorosso. “Bevevo e non riuscivo a fermarmi. Buttavo giù anche 10 birre al giorno. Droga? No, mai. Ma solo perché sapevo che c’erano i controlli anti-doping altrimenti lo avrei fatto”.
In campo, c’è da dire, del vecchio Cicinho non sembra essere rimasto più nulla. Dalla Roma inizia a girovagare in prestito: il ritorno al San Paolo, il Villareal, e poi ancora lo Sport Recife in Brasile per concludere con un’avventura in Turchia, nel Sivasspor. Nel mezzo sempre i continui problemi con l’alcol che aumentavano progressivamente al diminuire delle partite giocate. Insomma, una spirale verso il baratro senza via di uscita apparente.
Il matrimonio: Cicinho ha messo la testa a posto
Il raggio di luce di speranza glielo ha dato allora la vita privata. Il matrimonio con la fidanzata Marry De Andrade gli ha fatto mettere la testa a posto, lasciando così alle spalle il periodo più buio della sua vita. Oggi, finalmente, l’ex Roma può dirsi un uomo completamente nuovo.