De Rossi (foto)
Daniele De Rossi, ex capitano della Roma e ora presidente dell’Ostiamare, è stato protagonista di un evento davvero speciale in Campidoglio. La presentazione del libro di Tonino Cagnucci, giornalista de Il Romanista, intitolato “Il grande romanzo della Roma”, ha visto l’ex allenatore della Roma intervenire con parole cariche di emozione e significato. Un’occasione unica per fare il punto su un rapporto profondo e viscerale, quello tra De Rossi e la squadra che ha segnato la sua carriera e la sua vita.
Il suo legame con la Roma è qualcosa che non si può ridurre a una semplice definizione. Quando gli è stato chiesto cosa rappresenti per lui la Roma, De Rossi ha preferito non scendere nei dettagli più banali, ma ha invece cercato di esprimere un concetto che va ben oltre la superficie. “Dire cosa è per me la Roma è quasi banale”, ha affermato, esprimendo con semplicità quanto questa squadra, questa città, siano parte integrante della sua esistenza. La Roma, ha spiegato, non è solo un club calcistico, ma una grande famiglia in cui ognuno può sentirsi parte integrante a modo proprio. Chi la tifa, chi vi dedica la propria carriera, chi scrive un libro come quello presentato durante l’evento. La bellezza della Roma risiede nella sua capacità di unire e di essere vissuta in modo personale, ma sempre con un senso di appartenenza che travalica ogni differenza.
De Rossi ha anche sottolineato che parlare della Roma è un po’ come cercare di descrivere qualcosa di unico e complesso. Non esiste una parola che possa racchiudere davvero ciò che rappresenta. È un sentimento che appartiene a tutti i tifosi, ai giocatori, agli allenatori che ne fanno parte. È una storia che si scrive con le emozioni e i ricordi, come il libro di Cagnucci, ma anche come gli stendardi in curva o le grida degli stadi. Per De Rossi, è qualcosa che ti entra nel cuore e non ti lascia mai. Una passione che trascende le classi sociali, che ti fa sentire uguale a tutti, un membro della stessa famiglia.
Parlando di sé, De Rossi ha raccontato anche un episodio molto personale, legato ai suoi figli. “Il momento più recente in cui mi sono sentito romanista è stato quando mio figlio ha cominciato a seguire il calcio”, ha detto. Il figlio, più americano che romano come lui stesso ha dichiarato viste le origini di sua madre Sarah Felberbaum, ha iniziato a capire cosa significa tifare per la Roma, e questo ha colpito profondamente De Rossi. In quel momento ha realizzato di star trasmettendo ai suoi figli quello che per lui è la Roma, un sentimento che non si può spiegare facilmente, ma che si vive ogni giorno.
C’è poi un pensiero che De Rossi ha dedicato a Agostino Di Bartolomei, il capitano storico della Roma, un simbolo che ha segnato la storia del club. De Rossi ha raccontato di come avesse pensato di chiamare suo figlio Agostino, ma che alla fine quella scelta non era toccata a lui. Nonostante non avesse mai avuto la fortuna di giocare al fianco di Di Bartolomei, De Rossi ha sempre considerato Ago un esempio, una figura che incarnava l’anima più autentica della Roma. Per lui, non è tanto il riconoscimento pubblico a fare la differenza, ma la consapevolezza di chi ha vissuto la Roma dall’interno, quei racconti che pochi conoscono ma che sono fondamentali per capire davvero cosa significhi essere Romanista.
Durante l’evento, De Rossi ha anche scherzato sulla sua partecipazione, dicendo di essere arrivato un po’ in ritardo a causa di alcuni impegni, ma anche di essere felice di essere lì per Tonino Cagnucci, un grande romanista e un bravo scrittore. “A volte non partecipo a questi eventi, ma in questo caso Tonino lo merita,” ha detto, sottolineando l’importanza della serata. Tra un sorriso e una battuta, De Rossi ha parlato anche di un episodio recente, quando ha voluto vedere il derby della Roma allo stadio, un’esperienza che da giovane era vissuta come raccattapalle, ma che ora, in una veste diversa, aveva un altro valore. Nonostante le difficoltà logistiche e i dettagli legati all’ordine pubblico, De Rossi ha voluto rendere quel momento speciale, anche se non tutto è stato documentato dato che poco dopo è uscita la notizia della morte di Kobe Bryant, e tutto è passato in secondo piano.