
Certe storie sembrano scritte da una mano invisibile, e quella dell’ex difensore bianconero non fa eccezione. Un intreccio tra talento, occasioni sfiorate e un legame profondo con la spiritualità che ha cambiato il suo percorso. Oggi, l’ex difensore della Juventus si racconta, svelando episodi inediti della sua carriera e della sua crescita interiore.
“La fede mi ha cambiato la vita”
Per Nicola Legrottaglie, la religione non è solo un aspetto marginale, ma un pilastro fondamentale della sua esistenza: “Prego e leggo la Bibbia ogni giorno”, racconta con convinzione. Un legame che affonda le radici nell’infanzia, quando la madre lo portava a Messa e a catechismo. Poi, con il tempo, quella connessione si era affievolita, fino a riaccendersi in modo dirompente grazie a un incontro inatteso.
È stato il trasferimento al Siena a segnare la svolta. Lì, il compagno Tomás Guzmán lo avvicinò agli “Atleti di Cristo“, un movimento che avrebbe acceso in lui una luce mai più spenta. Da quel momento, il calcio non è stato solo una professione, ma un’opportunità per crescere come uomo, dentro e fuori dal campo.
“Avevo detto sì alla Roma, poi la Juve mi ha portato a Torino in poche ore”
Tra le pagine più sorprendenti della sua carriera, c’è un retroscena che pochi conoscono. Nell’estate del 2003, Legrottaglie aveva praticamente già un accordo con la Roma di Fabio Capello: “Ero in vacanza al mare e avevo detto sì alla Roma”, rivela. Ma il calcio, si sa, è fatto di svolte improvvise. Durante la notte, il Chievo trovò un’intesa con la Juventus e, la mattina seguente, tutto cambiò. “Il mio procuratore mi chiamò all’improvviso e mi disse di prendere subito un volo per Torino. Ero in spiaggia, presi e andai immediatamente all’aeroporto”.
“Moggi, Giraudo e Bettega mi presentarono senza preavviso”
L’arrivo alla Juventus fu qualcosa di surreale. “Appena arrivato in sede, mi ritrovai davanti Luciano Moggi, Antonio Giraudo e Roberto Bettega”, racconta. Il tempo di una stretta di mano e, senza alcun preavviso, si ritrovò sotto i riflettori: “Mi portarono direttamente davanti ai giornalisti per la presentazione ufficiale. Non ebbi neanche il tempo di cambiarmi, e ancora oggi vengo massacrato per quelle foto”.
Quegli anni in bianconero furono un turbine di emozioni, tra alti e bassi, fino al trasferimento al Milan nel 2011 e alla chiusura della carriera al Catania. Oggi, il calcio resta parte della sua vita, ma con una consapevolezza nuova, guidata da una fede che continua a illuminare il suo cammino.