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“Io ce resto su sta strada finché me reggheno le gambe, è co sto core e co sta faccia che so diventato grande!“. Una frase che, a prima vista, potrebbe sembrare solo un’espressione di attaccamento alla squadra del cuore. Eppure, dietro queste parole, si cela un significato ben più controverso.
Allo stadio, prima della partita Roma-Monza, uno striscione con questa frase è comparso in Curva Sud. Un dettaglio che non è passato inosservato, perché le parole provengono da una canzone legata a un gruppo musicale di estrema destra. Il brano, intitolato “Er camerata“, fa parte dell’album “Quando c’era lui“, e il riferimento a determinate ideologie è fin troppo chiaro.
Il precedente che rischia di essere un’aggravante
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La tensione attorno alla tifoseria giallorossa non si ferma qui. Durante la recente trasferta a Parma, sono apparsi adesivi dal contenuto antisemita attaccati sulla vetrata dello stadio Tardini. Non solo: tra i supporter è stata avvistata una sciarpa con la scritta “Roma marcia ancora“, un riferimento che ha destato forti polemiche.
Episodi come questi sollevano questioni delicate su ciò che può essere considerato semplice tifo e ciò che, invece, travalica i confini dello sport, sfociando in messaggi politici e ideologici. Il calcio, che dovrebbe essere un momento di unione e passione, rischia di trasformarsi in un terreno fertile per espressioni che nulla hanno a che fare con lo spirito della competizione.
Le istituzioni e le società sportive sono chiamate a prendere posizione. Dove finisce il sostegno per la propria squadra e inizia il rischio di strumentalizzazione? È una domanda che non può più essere ignorata. La Roma, così come gli altri club, dovrà affrontare la questione con fermezza, per evitare che episodi del genere si ripetano, e per garantire che gli stadi rimangano luoghi di sport e aggregazione, non di divisione.