Edoardo Bove, commozione ieri al Franchi - (RomaForever.it)
Ogni squadra ha un’anima, un’essenza che la distingue. A volte non è il talento a fare la differenza, ma la capacità di restare uniti, di credere l’uno nell’altro. E questa Fiorentina, secondo Robin Gosens, ha trovato qualcosa che la rende davvero speciale.
“Se noi siamo questi, siamo difficili da battere”, dice senza esitazioni il giocatore, consapevole che il vero segreto di questa squadra non è solo la qualità tecnica, ma il modo in cui affronta ogni sfida. “Questa Fiorentina può far paura quando gioca un calcio umile. Se siamo compatti, da forti possiamo diventare molto forti. Se invece iniziamo a pensare che siamo troppo forti e superiori, no”. Un concetto chiaro, quasi un manifesto per un gruppo che ha fatto della determinazione il suo punto di forza.
L’idea della “famiglia viola” è più di una semplice espressione. Lo spogliatoio si è trasformato in qualcosa di ancora più solido dopo quanto accaduto a Edoardo Bove. “Siamo una famiglia, sì. Ed è giusto inserire il discorso di Edo Bove: questa cosa grave, negativa, non ci voleva, ma ci ha rafforzato, ci ha fatto legare in una maniera che forse altrimenti non sarebbe stata possibile. Ovviamente nessuno se lo augurava, ma si è formato un legame fortissimo fra noi. Io potrei stare qui tutta la giornata e mi sentirei a casa”.
Gosens si sofferma su quella serata che gli ha lasciato un segno profondo. “Edo era già un nostro fratello. Per quella serata, se ci penso, mi viene fuori ancora tanta tristezza: noi facciamo test e di tutto per stare in salute, ma se succede a un ragazzo di 22 anni, beh, allora può succedere a chiunque. E ti vien da pensare che la vita può essere molto corta”. Poi un sospiro, quasi un sollievo nel sapere che ora il peggio è passato: “Quando ho saputo che stava bene ho trovato la consapevolezza che bisogna godere di ogni secondo, sempre. E che la vita va anche presa con un sorriso in più. Edo avrà pensieri che non so, ma una cosa, la più importante e bella, c’è: ha la vita“.
Lo spogliatoio della Fiorentina è un luogo dove la serietà e la leggerezza si mescolano. “Siamo una squadra in cui si scherza: seri in campo, ma fuori non siamo presuntuosi”. Poi, con un sorriso, racconta un aneddoto: “Qualcuno ha detto che il più serio sono io, o che lo sono troppo. Ne ho parlato con un magazziniere che mi ha confessato, ridendoci insieme, che prima di conoscermi aveva detto che ‘con uno come me non si scherzerà mai’. Forse è perché in campo sono molto serio, anche in allenamento, magari a volte esagero, ma lo faccio per la squadra”.
In questa Fiorentina c’è qualcosa di speciale. Non è solo una squadra, è un gruppo che ha capito cosa significa davvero essere uniti.