Genio e sregolatezza. A volte veri e propri eccessi. Radja Nainggolan è stato il classico “bello e dannato”, campione in campo, pessimo esempio al di fuori. A molti andava bene così perché alla fine “conta soltanto ciò che fai vedere durante le partite” – lui stesso ha sottolineato questo aspetto in passato – per altri invece a valere è anche il giudizio sulla persona. Sull’uomo cioè oltre calzettoni, scarpini e maglietta. Beh, con il “Ninja” i due aspetti sono veramente difficili da conciliare considerando che in tutte le squadre dove è andato bene o male ha sempre fatto parlare di sè.
In campo, infiammando il pubblico per la sua grinta e fame agonistica che ne hanno fatto un esempio. Al di fuori, travolto spesso da scandali per via dei suoi eccessi. Alcol, fumo, bestemmie, fino ad arrivare alla sospensione ai tempi dell’Inter. Non ultima l’interruzione del rapporto con l’Anversa, squadra Belga dove il calciatore era approdato dopo la fine della sua avventura a Cagliari, dovuta proprio ad una sigaretta elettronica “svapata” in panchina. Oggi, infine, la notizia del suo arresto per traffico di droga.
Tutti gli eccessi di Nainggolan in carriera
Il famoso capodanno del 2018 tra fumo e blasfemie varie finito su tutti i social. La patente ritirata, la discoteca con Corona e il litigio col tifoso che gli diceva di andare a casa dato che il giorno dopo c’era la partita. E ancora. Gli screzi in Belgio, il filmato in cui scandisce “odio la Juve“, fino ai presunti problemi legati gioco, emersi anni fa a seguito della scoperta di una truffa nei suoi confronti. Tutto questo riassume, in pillole, il rovescio della medaglia di quello che, a tutti gli effetti, può essere considerato come uno dei migliori centrocampisti passati in Italia negli ultimi anni.
In campo ha infatti sempre fatto il suo e anche di più. Non a caso, dovunque è andato, ad esclusione forse soltanto dell’Inter, è sempre diventato un idolo delle folle. Indomabile, guerriero, lottatore fino all’ultimo minuto. In nerazzurro, dicevamo, il Ninja ha pagato i suoi eccessi finendo sospeso per motivi disciplinari. Leggenda narra che nella Capitale invece i suoi comportamenti, magari non proprio da “etichetta”, venissero in qualche modo tollerati perché poi, in fin dei conti, a parlare per Nainggolan era il campo. A differenza di altre realtà.
Così parlava Nainggolan: “In Italia conta quello che fai in campo”
Era stato lui stesso a rivelarlo dopo la sigaretta fumata in panchina (di cui sopra) che gli era costata l’allontanamento dall’Anversa. “In Belgio si guarda troppo al comportamento del giocatore in campo e fuori mentre in Italia conta molto soltanto quello che fai in campo. E io soprattutto a Roma e a Cagliari mi sono trovato bene, benissimo”, aveva dichiarato il calciatore qualche tempo fa.
Del resto il rapporto con il suo Paese d’origine non è mai stato idilliaco, anzi. Come dimenticare infatti i litigi avuti coi CT del Belgio Wilmots e Martinez, con quest’ultimo che escludendolo dai convocati per il mondiale lo spinse a chiudere per sempre con la Nazionale? Insomma, il “solito” Nainggolan. Prendere o lasciare.
Nainggolan: le origini
Il centrocampista è nato da madre fiamminga e papà batak, una popolazione dell’isola di Sumatra in Indonesia. Da piccolo Nainggolan dovette fare i conti con l’abbandono del padre che lasciò la famiglia in condizioni economiche disagiate. Cresciuto da solo con la mamma (scomparsa nel 2010), il giocatore è sposato con Claudia Lai con cui ha avuto due figlie. Una decina di anni fa il suo ritorno per la prima volta in Indonesia dove non era mai stato (Nainggolan è infatti nato in Belgio, ndr).