«La Roma è stata amore puro, un periodo incredibile della mia vita», confida Zibi Boniek, uno dei personaggi più iconici del calcio degli anni Ottanta. Quando arrivò nell’estate del 1985, la sfida era enorme: prendere il posto di Falcao e conquistare una città esigente. Eppure, in tre anni ha lasciato un segno indelebile, sigillato da quel famoso bacio sulla maglia dopo il gol al Napoli, un gesto che ancora oggi fa emozionare i tifosi.
Il calcio di ieri e oggi
Oggi, vicepresidente dell’Uefa e vicino ai suoi 69 anni, Boniek riflette su come sia cambiato il mondo del pallone e la città di Roma. «Negli anni Ottanta tutto era diverso: una sola lingua nello spogliatoio, poche partite ma tutte vissute al massimo. Oggi il calcio è fatto di turnover, cinque cambi, ritmi incessanti e giocatori spesso privi di una reale identità di squadra». Boniek non nasconde il suo disappunto: «Ai miei tempi si giocavano tutte le partite; ora sembra che la stanchezza sia più mentale che fisica».
Ripensando alla Roma di Sven-Göran Eriksson, il polacco ricorda un gruppo straordinario che però partì con difficoltà. «All’inizio Eriksson faticò a trovare il giusto assetto, ma quando finalmente capì che in attacco dovevano giocare Pruzzo e Graziani, diventammo una macchina inarrestabile». Quel primo anno è ancora impresso nella sua memoria come il miglior calcio giocato in Italia.
Il ricordo di Roma-Lecce
Non tutto, però, è stato glorioso. Il ricordo di Roma-Lecce del 1986 brucia ancora. «Quella sconfitta è una ferita aperta, un rimpianto eterno. Avevamo segnato un gol regolare annullato per fuorigioco inesistente, e da lì tutto è andato storto». Un episodio che, con la tecnologia odierna, avrebbe potuto cambiare la storia.
Boniek riflette anche sul Var, apprezzandone l’utilità ma criticandone l’uso controverso. «In Champions League funziona bene, ma in altri contesti finisce per confondere le idee piuttosto che chiarirle».
Uno sguardo al futuro
Parlando del presente, Zibi non nasconde il desiderio di tornare a vestire i colori giallorossi, anche se con un ruolo diverso. «Aiutare la Roma sarebbe un onore. Hanno buoni giocatori, ma servono scelte migliori nella gestione del club e del mercato».
«Il capitano della Roma deve essere un esempio», aggiunge, riferendosi all’attuale leader Lorenzo Pellegrini. Per il futuro della panchina, invece, loda Claudio Ranieri, definendolo un allenatore capace di fare la differenza anche nelle situazioni più complesse.
Tra passato e futuro, Boniek resta una figura leggendaria. Il suo amore per la Roma e per la città che lo ha adottato è più vivo che mai, a dimostrazione di quanto i legami creati sul campo possano resistere al tempo.
La domanda più incalzante è stata riferita al suo ritorno a Roma sull’aereo dei Friedkin dopo la partita contro il Siviglia. La risposta ha chiarito i dubbi: «Se io sono vicepresidente dell’Uefa e dopo la partita il signor Friedkin mi chiede “Dove vai?”, io rispondo “A Roma” e lui mi invita sul suo aereo privato, io ci vado. Ma non mi sono mai offerto per qualche lavoro nella Roma, sto bene e sono felice di quello che faccio. Però non posso negare che vestire di nuovo la divisa della Roma mi farebbe piacere perché potrei aiutarli su diverse cose».