Dietro le quinte di una delle società calcistiche più amate d’Italia si gioca una partita economica cruciale. I Friedkin, proprietari della AS Roma, hanno posticipato l’aumento di capitale previsto entro il 31 dicembre 2024, alzando il tetto massimo a 650 milioni di euro, ben oltre i 520 milioni inizialmente previsti. Una decisione che non è passata inosservata e apre interrogativi sul futuro finanziario del club giallorosso.
Il capitale sociale attuale della Roma, pari a 93,9 milioni di euro, risulta insufficiente rispetto al grave squilibrio patrimoniale. L’ultimo bilancio, chiuso il 30 giugno 2024, registra una perdita operativa di 81,3 milioni di euro e un patrimonio netto consolidato negativo per 407,7 milioni di euro. Numeri che evidenziano l’urgenza di interventi strutturali.
Negli ultimi due anni, la Romulus and Remus Investments LLC, società controllata dai Friedkin, ha erogato alla Roma finanziamenti per 322,5 milioni di euro, con ulteriori 10 milioni versati fino a metà dicembre. Tuttavia, gran parte di queste somme è stata destinata al rimborso del prestito obbligazionario emesso nel 2019, lasciando poco spazio per una reale ricapitalizzazione.
Per fronteggiare questa crisi patrimoniale, i Friedkin hanno già convertito oltre 110 milioni di euro di debiti in riserva azionisti, portando il totale a 505,4 milioni di euro. Nonostante ciò, le perdite cumulate del club, che superano 1 miliardo di euro, restano un ostacolo gigantesco per il rilancio della società.
Con l’impossibilità di rinviare ulteriormente, il 2025 rappresenta un punto di non ritorno. Le norme di sospensione introdotte durante la pandemia del 2020, che hanno permesso di rimandare la copertura delle perdite, non potranno più essere utilizzate. La proprietà americana dovrà affrontare scelte decisive per garantire la continuità del progetto giallorosso.