Iturbe (ansa foto)
Un talento che prometteva di incantare l’Europa si è trasformato in una meteora destinata a brillare solo per un breve istante. Juan Manuel Iturbe, protagonista assoluto con l’Hellas Verona nella stagione 2013-14, sembrava destinato a scrivere una storia da leggenda, ma il suo viaggio calcistico si è rivelato un susseguirsi di salite e discese vertiginose.
Nel 2013-14, il nome di Iturbe risuonava forte nella Serie A. Con 8 gol, 5 assist e una media impressionante di 3 dribbling riusciti a partita, Iturbe aveva conquistato il pubblico veronese e attirato l’attenzione delle grandi squadre italiane. Walter Sabatini, allora ds della Roma, puntò tutto su di lui, spendendo 25 milioni di euro, il secondo investimento più costoso nella storia del club dopo Batistuta.
Ma la favola si trasformò rapidamente in delusione. Dopo un promettente avvio, Iturbe collezionò appena 5 gol in 68 presenze con la maglia giallorossa, non riuscendo mai a confermare il potenziale che lo aveva reso una stella nascente. Uno dei pochi momenti di gloria arrivò il 25 maggio 2015, con un gol decisivo nel derby contro la Lazio che spalancò alla Roma le porte della Champions League.
Walter Sabatini, anni dopo, ammise durante un evento accademico: “Se fossi sceso in campo io al posto suo, sarebbe stato lo stesso”, sottolineando l’enorme pressione e le aspettative che pesarono sul giocatore.
Dopo la parentesi romana, la carriera di Iturbe divenne un giro del mondo. Dall’Inghilterra, dove il prestito al Bournemouth fu un fallimento, al Torino, passando poi per il Messico, dove trovò stabilità con il Club Tijuana e successivamente con Pumas e Pachuca. Il ritorno in Europa con l’Aris Salonicco fu altrettanto sfortunato, e dopo un breve passaggio in Brasile al Gremio, Iturbe prese una decisione simbolica.
Il 1 gennaio 2024, Iturbe è tornato a casa, firmando per il Cerro Porteño, il club dove tutto era iniziato. Oggi, nel campionato paraguaiano, cerca di ritrovare quel legame con il calcio che aveva acceso le speranze di tanti anni fa.