Claudio Ranieri è tornato a sedere (si fa per dire ndr) sulla panchina della Roma, per la terza volta, due mesi fa. Nonostante sia un uomo chiaro, aperto, che non solo non si nega con la squadra, alla quale sta dando il cento per cento, ma anche con i tifosi giallorossi, il direttore del Corriere dello Sport, Ivan Zazzaroni, è riuscito a carpirne in un’intervista aspetti inediti.
Ranieri e il suo ritorno in panchina: “Sono…”
Sempre sorridente, in quella smorfia che gli è tipica, ma che sembra nascondere alcune verità non dette, il mister giallorosso ha esordito parlando del suo ritorno in panchina, dopo aver dato l’addio al calcio con il Cagliari e dopo che il direttore del Corriere ha sottolineato come fosse considerato esperto già venti anni fa: “Io sono Benjamin Button,,,”.
Il tecnico ha messo la sua esperienza a servizio del club
Ancora una volta, come ripetuto spesso nell’ultimo periodo, sir Claudio ha ribadito che non poteva non rispondere alla richiesta di aiuto qualora gli fosse arrivata dal Cagliari o dalla Roma e così s’è rimesso in gioco ancora una volta. Ha messo la sua esperienza al servizio del club giallorosso.
Come ha trovato la squadra
In merito a come ha trovato i giocatori al suo arrivo ha evidenziato: “Come tutte le squadre che escono da un esonero. In questo caso due in pochi mesi, ma bene fisicamente. Avevano lavorato bene sul piano atletico sia con Daniele sia con Juric”.
L’importanza di entrare in sintonia
Ranieri ha portato alla Roma “le mie idee, ho provato a stimolare i ragazzi, siamo entrati presto in sintonia. Cosa significa entrare in sintonia? Pensare le stesse cose, dare tutto l’uno per gli altri. Giocare sempre alla morte. Sono uno che in allenamento pretende tanto, quando arriva la partita lascio libertà ai giocatori perché, se hanno lavorato bene, sanno come comportarsi sia difensivamente sia offensivamente. A ogni errore deve corrispondere una reazione, nessuno deve ripensare allo sbaglio che ha appena commesso. C’è tanto tempo ancora. Sbagliamo tutti, in campo, nella vita… Tempo fa lessi una frase che mi piacque parecchio: Se un errore non è un trampolino di lancio, è un errore”.