La cura Ranieri ha funzionato. Eccome. Lontani i periodi più bui in cui la Roma sembrava destinata a dover lottare per la salvezza e lo scontro diretto contro il Lecce si era trasformato nella partita della vita. Qualcuno poi, anche se difficilmente accadrà, dovrà rendere conto di tutto questo. Ma adesso è bene concentrarsi sul futuro. Il passato ormai è passato. La partita contro la Lazio in effetti può fare da spartiacque verso un girone di ritorno dal sapore completamente differente e aprire, chissà, scenari fino a pochi giorni fa completamente impensabili.
Ma da dove nasce il successo di Ranieri? Sicuramente dal suo enorme bagaglio d’esperienza e dalla sua conoscenza approfondita del mondo romanista. Le motivazioni, del resto, per le quali è stato scelto. Sì, il tecnico romano ha fatto ricorso a tutto il suo carisma, restituendo intanto l’autostima ai campioni di questa squadra che era andata completamente persa. Da Paredes a Dybala. Da Hummels a Pellegrini. E dopo aver individuato le prime certezze dalle quali ripartire ha iniziato a costruire il resto.
Ranieri e il rapporto coi calciatori: “Serve chiarezza d’intenti”
Così, mattone dopo mattone, passando pure per qualche scivolone (come a Como), “l’aggiustatutto Ranieri” è riuscito ancora una volta a sorprendere tutti. E stavolta, davvero, lo scettiscismo non era poco malgrado il suo curriculum. “Quando mi chiamano io metto l’elmetto e inizio a lavorare come so“, ha detto il tecnico dopo il derby vinto domenica sera. Un’altra piccola, grande soddisfazione per lui considerando che sin qui in carriera sono cinque su cinque nelle stracittadine. Come quella – questa sì contro ogni pronostico – su Lorenzo Pellegrini: mandato in campo a sorpresa e rivelatasi scelta azzeccatissima.
Ecco, il Capitano può essere davvero l’emblema di quello che Ranieri riesce a fare con i giocatori. Creare una sintonia e un feeling difficili da replicare in altri contesti. Lo dimostrano le risurrezioni citate in apertura dei vari Hummels e Paredes, così come dello stesso Pellegrini per l’appunto. Non solo. Il tecnico romano adesso, dopo aver raddrizzato la rotta e portato la barca in acque più tranquille, dovrà riuscire anche in altre imprese, facendo il possibile per recuperare anche altri giocatori.
Ranieri: il suo obiettivo è far sentire importanti anche loro
Sì perché a fronte di tante note positive ce ne sono altre che risultano ancora “stonate”. E non poteva essere altrimenti. Del resto i continui cambi in panchina e la necessità di aver scomodato proprio Ranieri da soli bastano per far capire di che portata siano stati i problemi della Roma quest’anno. Alcuni giocatori, c’è da dire, hanno subito più di altri tutto questo caos, in primis Matias Soulé. Lui sarebbe dovuto essere la stella dei giallorossi, il “vero colpo da 90” della stagione. E invece l’argentino si ritrova ora ai margini della squadra. Per di più nuovamente all’ombra di quel Dybala che lui, teoricamente, avrebbe dovuto rimpiazzare.
Quella di Soulé rappresenta allora la vera sfida di Ranieri: l’attaccante è sempre nei pensieri del tecnico che è sicuro, “avrà la sua chance“. Pellegrini ne è la prova. “Questo ragazzo sboccerà, ne sono certo“, ha profetizzato Ranieri. Anche con Artem Dovbyk Ranieri sta adottando lo stesso metodo. Certo il bomber ucraino ha la fortuna di giocare sempre, ma il centravanti è ancora ben lontano dalla sua forma migliore. Non a caso, a Trigoria, è uno di quelli con cui l’allenatore si confronta più spesso. Consigli mirati infine anche a Pisilli: perché solo così si costruiscono i campioni di domani.
E gli altri? Beh, nella Roma di oggi c’è un vero e proprio esercito di giocatori il cui futuro è in bilico. Baldanzi, Shomurodov, Dahl, Zalewski, Hermoso…vediamo allora fin dove saprà spingersi sir Claudio.