Che Ranieri fosse l’uomo giusto per la rinascita giallorossa era facile da prevedere. Semmai, viene da chiedersi, perché i Friedkin non ci abbiano pensato prima. Ma il passato adesso è passato. La Roma deve soltanto pensare a costruire un futuro migliore, vincente se possibile, per riportare la squadra dove merita di stare. Al vertice. Tanto in Italia quanto in Europa.
Sir Claudio sa bene che di strada ancora ce n’è tanta da fare. Innanzitutto sul campo e poi anche al di fuori. La gestione americana, troppo fredda e con una proprietà percepita dai tifosi sempre come troppo distante, ha rivelato fin qui tutti i suoi limiti. Ed è chiaro come dei correttivi vadano apportati: a partire dal rapporto con i tifosi.
Chi ci segue da tempo sa benissimo che, ad esempio, avevamo criticato duramente la società in estate considerando la decisione di non aprire il ritiro al popolo romanista. Un vero e proprio paradosso considerando la vicinanza del centro sportivo di Trigoria alla città. Chissà se allora in futuro, proprio sfruttando la figura di Ranieri, qualcosa possa cambiare.
Intanto abbiamo apprezzato la decisione presa dal club di aprire le porte al pubblico il 1 gennaio: un modo come un altro per tendere la mano e ricostruire un rapporto che in questi ultimi tempi era davvero finito ai minimi termini. L’amore si ricostruisce anche attraverso i piccoli gesti. Vale nella vita, vale nel calcio. Sentite allora cosa ha rimarcato Ranieri in conferenza stampa tornando sull’argomento.
Queste le sue parole:
“Ricordo quando ero ragazzo, giocavamo amichevoli vicino Roma. All’epoca, rispetto ad oggi, era possibile aprire maggiormente i campi di allenamento. Oggi è tutto più complicato e differente. Ma quando mi hanno chiesto cosa ne pensassi di far venire i bambini, ho detto subito “Facciamoli venire il primo dell’anno. Apriamo le porte per farli innamorare subito della Roma”.