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Interviste

De Rossi e la carriera dedicata alla Roma: “Scelta calcisticamente sbagliata ma…”

Daniele De Rossi ha rilasciato una lunga intervista su alcuni momenti salienti della carriera e sul legame che si crea con la Roma

Daniele De Rossi resta una figura iconica. Un simbolo della Roma al quale  molti guardano con nostalgia soprattutto nei momenti difficili della squadra giallorossa, proprio come oggi, all’indomani di Como Roma (2-0).

L’intervista all’ex capitano e allenatore Daniele De Rossi

Qualcuno ancora assapora l’idea di vederlo tornare in panchina, senza nulla togliere al suo mentore Ranieri, ma nella consapevolezza dell’amore che l’ex capitano nutre per la sua Roma. Un legame del quale è tornato a parlare nel corso della puntata “The Overlap on Tour: Unseen”, serie in onda su Sky in Inghilterra condotta, come sottolineato dal Corriere dello Sport, da ex stelle del calcio britannico: Gary Neville, Roy Keane, Jamie Carragher e Ian Wright.

De Rossi alla Roma – (RomaForever.it)

De Rossi spiega la pressione che si sente giocando con la Roma

DDR è stato ‘beccato’ in un ristorante romano e intervistato. Uno scambio nel quale impossibile per l’ex calciatore, ex capitano ed ex allenatore della Magica non parlare della Roma. Una realtà che mette sotto pressione “per l’amore per questo club, per il modo in cui siamo. Il calcio è molto importante per noi a Roma, in generale per noi italiani, ma in particolare qui a Roma. Per questo c’è molta pressione. I tifosi della Roma amano la lealtà di un giocatore, l’impegno che profonde in campo. Ovviamente, poi vorrebbero vincere. Abbiamo trascorso dieci, dodici anni senza vincere ma andandoci molto vicino, con nove secondi posti contro club costruiti con duecento milioni più di noi. Non abbiamo mai vinto ma, in quelle stagioni, abbiamo vinto tante gare e alla gente andava bene così. Non h rimpianti”.

DDR: “Giocare nella Roma è il sogno di ogni bambino romano”

De Rossi racconta di un sentimento, difficile da comunicare con le parole, di una fedeltà che accomuna tutti “non solo De Rossi, Totti e Giannini. Giocare nella Roma è il sogno di ogni bambino romano. Qualche volta succede che si realizza e in quel momento devi fare una scelta: se sei abbastanza fortunato puoi permetterti di scegliere se andare in un club migliore o rimanere qui. Io ho fatto la mia decisione, calcisticamente una decisione sbagliata, ma per me è andata bene così. Se ricordo quando ho firmato per la Roma? Certo. Ero nelle giovanili e avevo 12 anni. Non giocavo mai, ero sempre in panchina nei primi quattro anni. Ero un giocatore diverso, un attaccante molto leggero, tecnico ma non aggressivo”.

Il cambio di ruolo da attaccante a centrocampista

L’ex capitano ha iniziato la sua carriera da attaccante e lui stesso ricorda come ha cambiato ruolo all’improvviso diventando un centrocampista. “Avevo sedici anni, stavamo perdendo contro una squadra toscana. Il capitano, un centrocampista come sarei stato io nella mia carriera, venne espulso e il mister mi disse di entrare e giocare nella stessa sua posizione. Andò bene, vincemmo 2-1. Nella gara, successiva giocai di nuovo in quella posizione contro il Pescara. Ricordo tutto perché cambiò la mia vita e così andò in Primavera con lo stesso allenatore, giocando a centrocampo. Fabio Capello mi vide giocare e non sono più tornato indietro. Nell’anno dello scudetto riuscii ad andare un paio di volte in panchina e mi sono sentito una piccola parte di quella stagione. L’anno successivo, giocai quattro, cinque gare”.

Il rifiuto di offerte importanti

Anche quando sono arrivate offerte importanti da “ChievoVerona, Empoli e Reggina, decisi di rimanere perché credevo di poter giocare. Tutti mi dicevano che ero matto e che non avrei mai giocato con calciatori del calibro di Emerson, Dacourt, Tommasi, Zanetti. Alla fine giocai quasi trenta partite”.

L’impegno nella Nazionale

Nel suo racconto DDR ha ricordato anche il suo impegno con la Nazionale: “Ho iniziato con la nazionale Under 19, poi con l’Under 21. Abbiamo vinto l’Europeo in Germania, avevo quasi 21 anni. Siamo andati alle Olimpiadi, dove abbiamo vinto la medaglia di bronzo. A un certo punto mi chiamò il team manager della Nazionale e mi disse di andare con la prima squadra, è stato tutto molto veloce. Ho giocato la mia prima partita e dopo tre minuti ho segnato il primo gol”.

La partecipazione al Mondiale 2006

Ricorda anche il Mondiale del 2006, quando era tra i più giovani convocati “e anche tra i più stupidi. Fui espulso alla seconda partita contro gli Stati Uniti per una gomitata. Non mi sono goduto tutto il cammino, pregavo di avere un’altra chance, di giocare la finale. Lippi mi amava, parlava con me anche se sotto sotto era arrabbiato. Ero sicuro che mi avrebbe dato un’altra opportunità se fossimo arrivati in finale, nonostante l’errore che avevo commesso. Anche il suo assistente mi disse che fossimo arrivati in finale avrei giocato, e così è stato”

Francesca Di Nora
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