Malore Bove, l’ex medico della Nazionale: “Il suo futuro? Occorre…”

Sul malore che ha avuto ieri Edoardo Bove interviene anche l’ex medico della Nazionale, per parlare del futuro agonistico del calciatore

Francesca Di Nora -
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AS Roma
Edoardo Bove (ansa foto)

Edoardo Bove, stamattina 2 dicembre, all’indomani del malore che ha avuto sul campo della Fiorentina, mentre era in corso la gara contro l’Inter, è sveglio e lucido.

Le notizie di oggi rincuorano parenti e amici di Edo

Una notizia che ha rincuorato tutti coloro che hanno vissuto momenti di ansia dal 17’ di gioco che si stava disputando allo stadio ‘Franchi’ di Firenze. Ma ora nascono domande sul futuro professionale del calciatore, sulla possibilità che Edo possa riprendere a giocare senza rischi per la sua salute.

Malore Bove – foto Ansa

Il parere dell’ex medico della Nazionale sul futuro di Bove

A tal proposito è stato sentito a Radio Anch’io Sport, il parere del professor Enrico Castellacci, ex medico della Nazionale il quale ha evidenziato: “Saranno gli accertamenti futuri a darci un indirizzo sulla salute di Bove e poi sull’eventuale prosecuzione dell’attività agonistica”.

L’invito alla prudenza

Invita alla prudenza il professionista che ha sottolineato: “Senza diagnosi non si può valutare il futuro agonistico di Edoardo”. In merito Castellacci ha semplicemente precisato che non è il caso di “essere pessimisti. Aspetterei con serenità gli accertamenti che verranno fatti nel prossimo futuro per vedere quali sono le possibilità”.

Cosa deve aspettarsi Bove

Ci vuole tempo per sciogliere questo nodo, sicuramente fondamentale per lo stesso Edo che calca i campi di calcio da quando era bambino. Ma il professore ha spiegato meglio: “Le prime 24/48 ore sono utili a chiarire le ipotesi più recenti. Se ci sono cause pregresse di tipo cardiovascolare o neurologiche ci vorrà qualche giorno per svolgere indagini approfondite”. Nel suo intervento l’esperto si sofferma sull’importanza della prevenzione: “Anche gli amatoriali si dovrebbero sottoporre a una visita di idoneità che io definisco ‘un passaporto per la vita’”.