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“Figuraccia” Friedkin e Ranieri a Londra: ai tifosi questo non è sfuggito

La famiglia texana anche stavolta è rimasta lontana dalla Capitale: e sir Claudio è dovuto volare addirittura a Londra per firmare il contratto

Un romano in Inghilterra. Per firmare per un lavoro…a pochi km da casa sua. Nella vicenda che ha portato (di nuovo) Claudio Ranieri sulla panchina giallorossa c’è anche il curioso retroscena delle modalità con cui è avvenuto. Sì perché l’allenatore, che vive nella Capitale, è stato “costretto” a raggiungere Londra per formalizzare il suo accordo con il club. Una situazione quantomeno singolare considerando che mai come questa volta si sarebbe potuto fare tutto in casa: del resto i Friedkin sono proprietari della Roma e se vuoi mettere sotto un contratto un tecnico che vive lì la soluzione più logica sarebbe stato fare tutto in città.

Non a caso, ricorderete, si era diffusa la voce – poi smentita – di un arrivo della famiglia texana nel nostro Paese, sebbene in gran segreto. Il famoso Hotel di Ladispoli. Dopodiché la verità è venuta a galla. Niente Italia, figuriamoci una località così a ridosso di Roma. I Friedkin, come appurato, non si erano mossi da Londra: ed è proprio nella City alla fine che Ranieri si è legato per la terza volta ai colori giallorossi. Un’altra occasione persa per gli americani? Decisamente sì. Di più. Un’altra brutta figura – nel non averci messo la faccia – che si sarebbe potuta evitare.

I Friedkin ovunque tranne che a Roma: e Ranieri non gliele manda a dire

Ranieri alla Roma: inizia la sua terza avventura in giallorosso – (RomaForever.it)

Tornare a Roma avrebbe rappresentato un segnale per tutto l’ambiente. Soprattutto perché in occasione del loro ultimo fugace passaggio si era consumato il “delitto” De Rossi. Una mossa che il tifo ancora non ha perdonato alla proprietà. E invece niente. Stavolta i Friedkin hanno deciso di evitare del tutto la Capitale gestendo la vicenda allenatore da lontano. Così, martedì pomeriggio, hanno chiamato un signore di 73 anni invitandolo a raggiungere Londra quando chiaramente sarebbe stato più logico il contrario. Anzi. I tifosi questo chiedevano, ma non è avvenuto.

I presidenti giramondo, che in quei giorni caldi che stavano preparando l’esonero di Juric si sono spostati da un angolo all’altro del globo (ma guai a passare da Trigoria), hanno così concluso la vicenda della panchina nel corso dell’incontro avvenuto nel Claridge’s Hotel. Ranieri, tutto questo, glielo ha però detto direttamente: in Italia un Presidente deve farsi vedere, questo il concetto espresso. Vero, il tecnico ha spiegato che questa è una “mentalità solo italiana” ma è qui che i Friedkin hanno voluto investire. Dunque bisogna rispettare questo aspetto culturale. “Tempo al tempo“, avrebbero risposto ad ogni modo i Presidenti. Ma chissà se i romanisti saranno disposti a concederglielo.

Il vero motivo per cui i Friedkin non sono tornati a Roma

Ma perché i Friedkin continuano a tenersi alla larga da quella che in teoria dovrebbe essere una delle loro città? Semplice. La paura della contestazione. L’immagine per gli americani è tutto e in questo momento il crollo dell’asset Roma è sotto gli occhi di tutti nel mondo. Aggiungerci anche il ‘peso’ della tifoseria sul piede di guerra con loro sullo sfondo in questo momento è un rischio che non vogliono correre.

L’ossessione del consenso”, scrive oggi La Gazzetta dello Sport. Di chi, evidentemente, gestisce potere e successo (soprattutto economico) ma non è abituato a fare i conti con la protesta. Paura del contraddittorio? Assolutamente sì. E non basterà il solo Ranieri a rimettere le cose a posto: il ‘giochetto’ i tifosi lo hanno capito. Se si vorrà ricucire seriamente lo strappo creatosi tra proprietà e ambiente bisognerà andare oltre l’ennesimo scudo-parafulmine messo in panchina per calmare le acque. Friedkin, ora tocca a voi.

Luca Mugnaioli
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Luca Mugnaioli