Per un popolo calcistico che esulta ce n’è un altro che è rimasto, in parte, deluso. Il ritorno ‘romantico’ di Claudio Ranieri a Roma è una di quelle storie che fanno bene al calcio in tempi dove business e denaro comandano su tutto e tutti. Ogni racconto però, si sa, può avere dei risvolti anche meno piacevoli anche se solo per alcuni. E’ il caso questo proprio di ‘sir’ Claudio. Il tecnico infatti, com’è noto, nemmeno sei mesi fa aveva di fatto dato il suo addio al calcio portando a termine una delle sfide più difficili della sua carriera, quella di salvare il Cagliari.
Ma lui c’era riuscito centrando anche quell’obiettivo dopo i tanti traguardi raggiunti nel corso degli anni vissuti in panchina. Dopodiché aveva detto ‘basta’. Del resto all’età di 73 anni era più che legittimo decidere di dedicarsi ad altro a meno che “non fosse arrivata la chiamata di una Nazionale“. Come per tutti gli uomini di calcio però lasciare davvero non è mai facile: non a caso, qualche settimana fa, aveva riaperto un piccolo spiraglio: “La voglia di tornare ad allenare è tanta“. E così rieccoci qui.
In quei giorni proprio Claudio Ranieri attaccava paradossalmente la famiglia proprietaria della Roma. “I soldi non bastano”, “la società oggi è un’anima fredda”, “incomprensibile quanto fatto con De Rossi“. Chi poteva immaginare allora che a distanza di così poco tempo l’allenatore sarebbe tornato proprio sulla panchina giallorossa? Nessuno, a parte i desideri e le suggestioni avanzate dal popolo romanista nel vedere i disastri in campo dopo l’allontanamento proprio di DDR.
Del resto neanche i Friedkin avevano pensato a lui. Dan voleva un nome straniero, Ryan uno italiano. Ma dopo giorni di sondaggi, indiscrezioni, contatti più o meno diretti (Mancini, Lampard e soprattutto Montella probabilmente i nomi che sono arrivati più vicini per il dopo Juric) e tanti no qualcuno evidentemente ha fatto capire alla famiglia texana che una soluzione era lì a portata di mano. Ieri sera, infine, è arrivata la tanto attesa fumata bianca.
Come detto però se da un lato la decisione ha fatto gioire i romanisti – che temevano un’altra scelta scellerata “alla Juric” – dall’altro ha indispettito qualche tifoso cagliaritano. Sì perché, com’è noto, Ranieri è legato molto anche ai colori rossoblù: due anni fa aveva deciso di tornare a Cagliari per dare una mano alla squadra che era finita nel frattempo in Serie B. Una scelta di cuore e coraggiosa – nuovamente in corsa – per provare a centrare l’impresa della promozione.
Detto, fatto. Dopodiché, nell’ultima stagione, è riuscito a salvare la squadra nonostante un avvio di stagione complicatissimo. Tanto che, ad un certo punto, ‘sir’ Claudio si era detto disposto a fare un passo indietro. Convinto da squadra e giocatori però, l’allenatore era rimasto in carica riuscendo alla fine a tagliare il traguardo della salvezza per di più con una giornata d’anticipo. La festa al termine di Cagliari-Fiorentina (2-3, ndr) è ancora negli occhi di tutti: il tributo di un intero popolo al grande allenatore che dà l’addio al calcio nel migliore dei modi possibile.
Del resto lui lo aveva detto: “Alla Roma non posso rispondere di no“. E così, quando l’altro ieri è arrivata la chiamata dei Friedkin lui non ci ha pensato su due volte ed ha preso un volto per Londra. A Cagliari però qualcuno ha iniziato a mugugnare. Alcuni tifosi sardi, una minoranza per la verità al momento, ha visto nella scelta di accettare la panchina della Roma da parte di Ranieri una solta di voler voltare le spalle nei loro confronti.
Ma, onestamente, guai a parlare di “tradimento”. Una parola che, in questo contesto, appare decisamente fuori luogo. Probabilmente, anzi sicuramente, Ranieri avrebbe fatto lo stesso con il Cagliari se ce ne fosse stato ancora bisogno in futuro. Roma però è la sua prima casa sua, da romano e romanista. I colori giallorossi sono la sua Nazionale: ecco perché non ha potuto dire di no. Roma e Cagliari per lui sono e resteranno per sempre una questione di cuore.