La Roma naufraga a Firenze e lascia sul campo quelle pochissime certezze che stava faticosamente provando a mettere assieme. E invece l’uragano viola le ha spazzate via. Tutte. Non solo. La spaccatura del gruppo squadra – nonostante le rassicurazioni di Juric a fine match – è evidente, considerando l’atteggiamento avuto da Mancini e Cristante dopo il primo tempo. Insomma, l’ambiente romanista è ormai una polveriera, una specie di bacinella piena di buchi che fa acqua da tutte le parti, con le ‘toppe’ applicate fino a questo momento che non bastano più.
Sul banco degli imputati c’è adesso ovviamente Ivan Juric: perché succede sempre così nel calcio. Certo, l’allenatore giallorosso ci sta mettendo del suo ma tra tutti, a nostro avviso, è il meno responsabile nel senso che i problemi della Roma in questo momento sono da rintracciare altrove. Dopodiché è evidente: noi continuiamo a pensare che non sia stata lui la scelta adatta per sostituire De Rossi e i fatti, purtroppo, sono sotto gli occhi di tutti.
Crisi Roma: un errore tira l’altro
Per quanto riguarda gli errori commessi dalla società dei Friedkin – lo abbiamo detto più volte: i soldi, da soli, non bastano– c’è innanzitutto la loro assenza dalle parti di Trigoria. Sia in prima persona che delegando, dato che dopo le dimissioni dell’ex CEO il club non ha ancora provveduto a sostituirla. Arriviamo così alle questioni di campo, che nuovamente si ricollegano alla mancanza di una visione calcistica chiara della “testa”. Il calciomercato estivo, sì importante ma tardivo e non completo, è alla base delle difficoltà accusate in questo inizio stagione; la squadra è stata costruita male o comunque in modo insufficiente per De Rossi che pure aveva provato ad intervenire nelle scelte societarie.
E proprio nel momento in cui paradossalmente stava iniziando a lavorare col gruppo al completo è stato cacciato in malo modo. Non solo. In questa concatenazione di errori (ricordiamo pure che a giugno la Souloukou voleva Palladino e non DDR) si inserisce la chiamata di Juric, un allenatore che comunque, per fare il suo gioco, aveva bisogno di tutt’altro tipo di calciatori. Con in più il fardello messogli addosso di semplice “traghettatore”. Una specie di esonero anticipato nella speranza, non si sa bene come, che il croato potesse celebrare le classiche “nozze coi fichi secchi”. Arrivando a non si sa bene quali trofei.
Fiorentina Roma e la beffa chiamata Edoardo Bove
In tutto questo ieri sera c’è stata un’ulteriore umiliazione per la Roma. Sì perché, come recita l’implacabile legge degli ex, Edoardo Bove ha impresso la sua firma indelebile sull’atto che certifica la crisi nera in cui è piombata la sua vecchia squadra. Il centrocampista, lo ha detto più volte, non sarebbe mai voluto andar via ma, di fronte ad una società che gli aveva fatto capire di non voler puntare su di lui (e lo stesso De Rossi dobbiamo dirlo lo vedeva più come seconda linea), ha deciso di prendere la decisione più difficile della sua vita.
Lasciando la Capitale, la sua Capitale, e soprattutto la sua squadra del cuore. Ieri sera Bove si è preso la sua grande e personale rivincita contribuendo con un rigore procurato, un assist e un gol a demolire la Roma. Senza esultare però, in “segno di rispetto per ciò che è stato“. Ma, aggiungiamo, che rischia seriamente di non essere più dato che il suo futuro, considerando la formula del suo passaggio in prestito, è ad oggi lontanissimo da Trigoria. Bove e la Roma: nel posticipo del Franchi qualcosa si è chiuso. “Il cerchio della vita”, ha scritto l’ex giallorosso su Instagram. Ricevendo pure il ‘like’ di un’altra vecchia conoscenza migrata altrove.