La settima giornata di Serie A è stata contrassegnata da episodi controversi soprattutto sulle modalità di utilizzo del Var e sui tanti rigori assegnati anche per contatti veniali.
L’intervento di Rocchi durante la presentazione del Codice di Giustizia Sportiva FIGC
I tanti rigori assegnati per i cosiddetti “step-on-foot”, un anglicismo per descrivere i cosiddetti “pestoni”, sono stati oggetto di dibattiti televisivi. Mentre un tempo questi contatti in area non venivano puniti con la massima punizione, soprattutto in Italia questi falli oggi vengono puniti in modo severo nonostante i tanti dubbi sulla volontarietà del gesto.
Nonostante le tante critiche, il designatore arbitrale Gianluca Rocchi si è detto soddisfatto della qualità degli operatori VAR italiani, alcuni di quali rappresentano l’eccellenza a livello mondiale, a tal punto da essere richiesti anche all’estero.
Nel corso della presentazione della seconda edizione del Codice di Giustizia Sportiva FIGC, Rocchi ha parlato della nuova idea di VAR che si metterà in atto in futuro. Il progetto sarebbe quello di avere operatori al VAR solo di ruolo. “Ci siamo accorti – ha spiegato Rocchi – che hanno una filosofia un po’ diversa. La separazione è fondamentale, se si lavora su un gruppo piccolo le interpretazioni sono più comuni che su un gruppo grande. Anche se molto criticati, i nostri VAR sono molto apprezzati e riceviamo ogni settimana offerte dall’estero”.
Come evitare la difformità di giudizio?
Interpellato sugli episodi che hanno destato polemiche nel corso della settima giornata, Rocchi ha detto candidamente di non essere affatto soddisfatto dell’operato degli arbitri, ma senza entrare nel merito delle polemiche. Il vero problema riguarda la mancata omogeneità nella decisione dei casi analoghi. Secondo Rocchi, l’unica vera strategia per evitare decisioni diverse per casi analoghi, sarebbe quella della maggiore formazione: “La formazione è fondamentale, specialmente in un gruppo. Noi siamo 46 arbitri: o metto un chip dentro ciascuno di loro, oppure ognuno ha una testa pensante e una sua filosofia. Se prendiamo una decisione va seguita tutti insieme”.
Secondo il designatore, sarebbe il fattore “umano” quello che poi determinerebbe decisioni diverse e non sempre omogenee. Un fattore sostanzialmente ineliminabile perchè puramente fisiologico e proprio della natura del genere umano, al quale l’arbitro appartiene.