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Interviste

La solitudine dei numeri 10

Totti compie 48 anni ed è ancora molto amato: capostipite di una generazione di fenomeni, in un calcio completamente cambiato.

48 anni e un confronto ulteriore con il tempo che passa. Quello che Totti era solito definire maledetto perchè troppo veloce e spietato da togliergli l’unica cosa che l’abbia mai davvero avvicinato a un super eroe. Un pallone. Il SuperTele con cui dormiva da bambino l’ha aiutato a realizzare i suoi più grandi sogni: uno. Diventare il simbolo della Roma calcistica.

Quella che non chiede troppo, ma esige di essere contraccambiata di quell’amore immenso che mette sugli spalti. Totti ha ridato ogni centimetro di quel sentimento attraverso giocate, assist, numeri da maestro e sorrisi. Capelli lunghi, fascia al braccio e numero dieci sulle spalle. Non molto tempo fa il calcio era così: una squadra, la sua bandiera e la competizione, lecita, mai sovversiva, per sapere chi aveva vinto.

Totti, 48 volte grazie

E vincere voleva dire andare avanti con dei valori che non erano soltanto il denaro. Totti è ancora molto amato, così come Rivera e Del Piero, oppure Di Natale. Financo Quagliarella. Tutti questi personaggi hanno in comune una sola cosa: aver resistito. Alle tentazioni di una vita ancor più opulenta, alle vittorie facili altrove, alla corte spietata dei grandi club esteri.

FRANCESCO TOTTI – (FOTO DI SALVATORE FORNELLI) RomaForever.it

Sono rimasti sempre fedeli a una bandiera. Di Natale e Quagliarella hanno fatto qualche giro calcistico in più prima di trovare la propria dimensione, ma sono comunque bandiere di un calcio che non c’è più. Un mondo dove il dieci non era solo un numero, ma una responsabilità. Indossare quella maglia vuol dire incarnare dei valori che superano le singole qualità e permettono di diventare un riferimento per chi guarda.

Da capitano a simbolo

Sia compagni che tifosi. Il dieci non è colui che sa illuminare con la sua tecnica, anche se Totti e Del Piero lo facevano e lo fanno ancora (magari solo sui campi di calciotto), ma è quel tipo di calciatore – di leader – che trascina gli altri con il suo carisma. Quando Totti ha segnato, ormai a fine carriera, due gol in tre minuti contro il Torino e un tifoso ha pianto sugli spalti (l’unico che hanno inquadrato davvero perchè sarà stato sicuramente in buona compagnia), è avvenuta quella che nella tragedia greca e più ampiamente nel teatro viene definita catarsi.

Francesco Totti – (RomaForever.it)

Uno stato paradisiaco in cui tutto, nella ribalta e nei retroscena, torna a posto grazie al carisma di chi popola il palco. In questo caso specifico il palco. Totti è un valore aggiunto non tanto per la tecnica e il talento cristallino, che pure hanno fatto la differenza nei momenti più difficili, quanto per via di quel carisma che metteva in ogni partita.

L’ultimo dei romantici

Dentro e fuori dal rettangolo verde. In grado di far credere, 90 minuti alla volta, che tutto fosse ancora possibile. Questo erano le bandiere, questo era il calcio romantico che ancora oggi piace agli appassionati, una favola che sembra non finire mai. E ancora non stanca, anche dopo quasi mezzo secolo.

Andrea Desideri
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Andrea Desideri
Tags: romatotti