E’ passata esattamente una settimana da quel 18 settembre che ha letteralmente stravolto e sconvolto il mondo giallorosso. In questi sette giorni, in effetti, è successo davvero di tutto: dall’esonero, improvviso, brutale, di Daniele De Rossi, all’arrivo di Ivan Juric quale suo successore, per poi passare al match di domenica scorsa all’Olimpico dove la Roma ha conquistato la sua prima vittoria stagionale. In mezzo l’ulteriore scossone societario delle dimissioni dell’ormai ex CEO Lina Souloukou, l’arrivo, per ora ad interim, del suo sostituto, e la notizia dell’acquisizione da parte dei Friedkin dell’Everton.
Insomma, una trama degna di un film, per di più compressa nello spazio di pochissimi giorni. Ma il calcio, si sa, non concede sconti e non si ferma davanti a nessuno. Tant’è che domani sarà già tempo di ritornare in campo, considerando l’inizio dell’Europa League che speriamo veda anche quest’anno la Roma protagonista. Ciò non toglie però che l’intero ambiente giallorosso stia faticando a riprendersi da così tanti accadimenti: di certo non basterà una vittoria per cancellare con un colpo di spugna il ‘pasticcio’ consumatosi nelle segrete stanze di Trigoria. Perché una cosa è chiara: la voglia di sapere la verità, tutta la verità, è ancora predominante tra i tifosi.
Per come si è svolto, l’esonero di De Rossi è stato a dir poco surreale, tanto che nessuno, giocatori compresi, se lo aspettava. Vano è stato anche il tentativo da parte dei senatori del gruppo di chiedere alla società un passo indietro perché ormai il dato era stato tratto; ma lanciato da chi? Secondo una delle ricostruzioni più accreditate proprio dalla CEO greca, che oggi non figura più in società. Quest’ultima, di fatto, non tenendo conto del parere che sarebbe stato chiesto ai calciatori sul rapporto di fiducia con De Rossi dopo Genoa Roma, avrebbe forzato la mano spingendo i Friedkin ad avallare la decisione di mandarlo via. Contro, dunque, la volontà del gruppo squadra.
Un gesto che l’ex AD – non è certo un mistero che i suoi rapporti con De Rossi non fossero idilliaci (dalle frizioni su Dybala, al caso Zalewski) – avrebbe poi pagato a sua volta con il proprio posto. Ufficialmente però i Friedkin hanno ammesso la paternità della decisione, “definendola necessaria per puntare a vincere già quest’anno”. Juric del resto era stato già ingaggiato e a quel punto tornare indietro sarebbe stato impossibile. Non menzionando però la Souloukou nel loro famoso comunicato, i Presidenti americani hanno messo nero su bianco la spaccatura che evidentemente si era creata durante il De Rossi-gate tra loro e la CEO giallorossa. Anche se probabilmente non sapremo mai cosa realmente sia successo.
Tra i tanti retroscena di cui si discute c’è proprio quello della famosa telefonata fatta ai giocatori dopo il pareggio beffa di Genoa da parte del club. Tra questi però non ci sarebbero stati Pellegrini e Mancini i quali non a caso, dopo la cacciata di De Rossi, avrebbero chiesto spiegazioni in società.
Nemmeno Hermoso tuttavia sarebbe stato contattato: “Personalmente non sono stato chiamato da nessuno”, ha rivelato il difensore nel corso della conferenza stampa svoltasi poco fa a Trigoria. “Ma sono qui da poco“, ha aggiunto. “Forse questa domanda andrebbe fatta ad altri giocatori, come al Capitano e a chi ha un ruolo di portavoce nel gruppo. Sinceramente non conosco bene la struttura al livello dirigenziale”.
Dunque, ricapitolando. Secondo alcune fonti, lunedì 16 qualcuno della società avrebbe contattato alcuni calciatori. Tra cui, si dice, Dybala e Paredes. Ad ogni modo la risposta sarebbe stata netta: nessuna rottura nel rapporto con De Rossi.
Dopodiché l’indomani piombano a Trigoria Dan e Ryan Friedkin convinti, sembrerebbe, che DDR avesse perso invece il polso della situazione, su indicazione – sempre secondo alcuni – della CEO greca che avrebbe manifestato così la sua doppia faccia. Verità? Ricostruzione infondata? Chissà.
Due i fatti che però non giocano a favore di quest’ultima: il primo, la notizia che vedrebbe un gruppo squadra rimasto scioccato dall’esonero (tanto più che Pellegrini e Mancini hanno provato anche in extremis a recuperare la situazione come detto); il secondo, le sue dimissioni così improvvise che nasconderebbero invece un aut aut dei Friedkin per l’errore commesso.
Insomma, se ne sono dette tante e tante ancora probabilmente se ne diranno. Quelle telefonate dunque sono state realmente fatte? I Friedkin sono arrivati alla decisione di allontanare De Rossi in modo troppo frettoloso e basandosi su informazioni poco chiare? Quali altri fattori hanno inciso sul suo esonero? Oppure le cose non sono andate così e a pesare sono stati soltanto i risultati che non arrivavano? Per saperne di più non resta che aspettare il prossimo atto della vicenda.