E’ quasi trascorsa una settimana dal giorno in cui De Rossi è stato allontanato da quella che per 30 anni era stata casa sua.
E a Roma ancora non è passata.
Non è stata sufficiente neanche la prima vittoria stagionale in casa per ritirare su il morale ai tifosi.
Non è bastato il comunicato dei Friedkin che garantiva di voler portare la Roma ai massimi livelli del calcio europeo.
Perché non ci sono vittorie o progetti che tengano se veniamo feriti nel profondo, mancati di rispetto, traditi.
De Rossi lo sapeva, ma ha scelto comunque la Roma
Per una allenatore giovane e in erba, con poca esperienza nel ruolo, sicuramente un percorso più soft sarebbe stato giusto per crescere senza pressioni e poter anche sbagliare. Dopo l’esonero in Serie B con la Spal ci voleva un ambiente che avrebbe saputo attendere, con ambizioni minori… Ma la Roma lo ha chiamato e non ha saputo dire di no. Come si fa a rifiutare di tornare a casa?
Eppure lo sapeva già che sarebbe potuta andar così, che non lo avrebbero aspettato. Ma non è stata la piazza a farlo, è stata la società: la stessa azienda che aveva puntato tutto su di lui, lo ha scaricato senza troppe spiegazioni.
Il giornalista Emanuele Venditti ha raccontato un aneddoto tramite i suoi canali social:
Hai accettato quel posto consapevole di quello a cui saresti andato incontro. Scherzando anni fa, quando eri al Boca, ti dissi che tanto ero sicuro che prima poi ti avrei chiamato Mister e tu mi hai risposto: “Si, così al primo pareggio me rovinano”. Lo sapevi. Sapevi come sarebbe finita e a chi avrebbero dato la colpa, ma l’hai voluto comunque fare perché come si fa a dire di no alla Roma? Non si fa, alla Roma si dice sì e basta!
Un aneddoto avvenuto anni fa, quando DDR era ancora un calciatore ma che conferma ulteriormente il suo amore per la Roma perché anche consapevole che si sarebbe potuto bruciare, non ha saputo voltarle le spalle.
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