De Rossi è una ferita ancora aperta, ma il vulnus potrebbe essere ancora più grande. La calma a Trigoria è un lusso questo periodo: dopo l’esonero di DDR Pellegrini e Mancini sono andati da Lina Souloukou. Il motivo era un colloquio chiarificatore. Confronto a viso aperto: richiamare De Rossi, per il bene di tutti. Questo gli ha fatto capire Pellegrini.
La risposta della CEO è stata un no secco, oltretutto emerge che prima dell’esonero del tecnico il capitano e gli altri big dello spogliatoio non erano stati avvisati. In altre parole: la squadra non era a conoscenza di quel che sarebbe successo. Si è riunita credendo di allenarsi con De Rossi, per poi ritrovarsi Juric in completino e con il fischietto in bocca.
Una vera e propria rivoluzione lampo senza la minima condivisione: se l’esonero di Mourinho sarebbe avvenuto dopo un confronto con la squadra, stavolta i Friedkin – con il supporto di Lina Souloukou – avrebbero agito di testa propria. Formalmente non devono dar conto a nessuno: la società è loro, loro prendono le decisioni.
Tuttavia, i Presidenti (così come il CEO) non scendono in campo. Ignorare il cosiddetto “capitale umano” può essere un boomerang tutt’altro che semplice da gestire. Il segnale forte che la società ha voluto mandare è che i giocatori, come il resto dello staff, devono limitarsi a eseguire. Gli altri possono solo prendere atto di quanto accade, senza avere voce in capitolo.
Qui si va ben oltre il rispetto delle gerarchie: i Friedkin hanno ingaggiato un vero e proprio braccio di ferro con la squadra e lo staff. Decidiamo noi, vogliamo risultati. L’unione fa la forza, ma i texani hanno preferito la risolutezza. Questo profilo potrebbe avere delle ripercussioni in campo: Pellegrini non è contento di come è stato trattato e, di conseguenza, l’amarezza serpeggia all’interno dello spogliatoio. I giocatori cominciano a pensare di essere esclusivamente pedine nelle mani di un sistema più grande.
Trattati come ingranaggi e non al pari di complici che vogliono soltanto la stessa cosa dei tifosi: vittorie e tranquillità. Queste due cose stanno mancando, pertanto la squadra potrebbe sciogliersi. Non tutta insieme, ma più di qualcuno starebbe pensando di fare le valigie a gennaio. Non è escluso, infatti, che alcuni giocatori importanti – con tutto quel che è successo e sta succedendo – potrebbero chiedere la cessione a gennaio o in estate.
Da Dybala a El Shaarawy, passando per Pellegrini, Cristante, ma anche i neo acquisti Soulè, Dovbyk e Konè. Zalewski, invece, va verso il reintegro. Soltanto con l’obiettivo di farsi apprezzare per poi fare le valigie e andare altrove. Si rischia l’esodo, a meno che la frattura con la società non si risani. Attualmente è tutto molto difficile, ma forse qualche buon risultato può ricostruire un margine di intesa.
Lo smacco ai calciatori, con tanto di stoccata ai senatori, è servito: le conseguenze potrebbero esserci da gennaio in poi. La Roma riparte da zero, non soltanto concettualmente. Il clima a Trigoria resta incerto, come ogni nuovo inizio, ma stavolta potrebbero crollare le fondamenta.