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“Yankee Go Home”, ma cosa significa? Gli scenari in caso di cessione della Roma

I tifosi vorrebbero la cessione. I possibili scenari in caso di cambio societario: cosa significa in termini economici e non solo

Yankee Go Home. In giro per Roma non si legge altro. La contestazione verso la proprietà americana è cominciata: i tifosi giallorossi non hanno digerito l’esonero di De Rossi. Una scelta che, in molti, hanno definito un colpo al cuore. Attacco a Roma e alla romanità. Non è un’esagerazione dal momento in cui ci si rende conto che a Roma, sponda giallorossa, il tifo è quasi una malattia.

Di quelle buone, che rafforzano: una fede viscerale che aiuta ad andare avanti. DDR rappresentava questo e i supporter giallorossi, ora, si sentono usurpati. Vorrebbero che i texani, Dan e Ryan Friedkin, passassero la mano. “Che qualcuno ci compri e in fretta” – si sente dire per le strade dei più noti Roma Club – ma la cessione è davvero la soluzione migliore?

Roma, i tifosi vogliono la cessione dei Friedkin

De Rossi è un pezzo di cuore per molti e quel che non torna, su questo sono abbastanza d’accordo tutti, è la scelta di Juric per sostituirlo. Chiamarla scommessa è un eufemismo. Una scelta poco condivisibile dalla piazza, tuttavia, non è un buon motivo per mandare all’aria un progetto più ampio. L’amarezza porta all’istinto e, comprensibilmente, nessuno vuole più avere nulla a che fare con i Friedkin dopo quello che – a tutti gli effetti – rappresenta l’ennesimo affronto a una bandiera.

La proprietà giallorossa contestata dai tifosi (RomaForever.it)

Il cinismo regina sovrano, non solo negli affari. Se, però, i Friedkin decidessero di vendere davvero (attualmente lo scenario è improbabile) le conseguenze potrebbero essere due. La prima: si trova un acquirente interessato, un magnate, un industriale, un gruppo di lavoro, avviene la compravendita e la Roma avrebbe i suoi nuovi proprietari. Preferibilmente sul territorio.

“Yankee Go Home”

Un passaggio di consegne vecchio stile, senza capovolgimenti di fronte e soprattutto privo di sorprese. La seconda, più incline agli standard attuali del calcio italiano: i giallorossi vengono comprati da realtà orientali o arabe, che fanno riferimento a un fondo, e mettono nella Capitale gente fidata ad amministrare questa somma di denaro e tutto quel che ne comporta.

Ryan Friedkin durante i festeggiamenti per la Conference League (RomaForever.it)

Un esempio è Marotta con l’Inter, anche se la proprietà è americana: Oaktree ha delegato lui come principale referente. Non è il solo. L’ex AD nerazzurro ha una schiera di dipendenti fidati e qualificati. Il problema a Roma si pone: chi arriverebbe nella Capitale? Tradotto: chi potrebbe essere l’uomo fidato a cui consegnare questo onere? Roma è figlia di tante suggestioni e altrettanti colpi di scena, spesso in negativo, lo scopo di lucro è dietro l’angolo e nel giro di un istante potrebbero cambiare prospettive e priorità.

I possibili scenari

Tutto il mondo è paese. Quindi non solo Roma ha la maglia nera per possibili illeciti, ma è bastato vedere cosa sia successo per il progetto dello stadio (precedente a quello attuale di Pietralata). È sufficiente affidarsi alle persone sbagliate per fare affondare una società che, oggi, al netto dei tradimenti comunque inaccettabili per i tifosi, ha un valore di mercato più alto di 200 milioni. Nell’arco di tre anni.

Una cessione potrebbe, dunque, compromettere un progetto “sano”. Almeno economicamente. Cosa vuol dire in termini pratici lo spiega benissimo la parabola (per dirne una) del Palermo di Baccaglini. La Roma, oggi, è colpita al cuore. È ferita, ma non è morta. Per far scomparire una realtà basta davvero poco, anche l’imprudenza di eventuali soggetti che millantano il bene per poi far trionfare fallimenti (a livello finanziario) e improvvisi cambi di direzione. La Roma, attualmente, può ancora rialzarsi, persino avendo il cuore spezzato. E questo non è affatto scontato.

Andrea Desideri
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Andrea Desideri
Tags: friedkinroma