L’esonero di De Rossi ha spiazzato tutti. Certo, le cose non stavano andando come sperato ma nessuno, davvero nessuno, si sarebbe aspettato un epilogo così brusco della vicenda. In queste ore, quasi senza sosta, si susseguono aneddoti e retroscena per cercare di capire cosa sia realmente successo a Trigoria. Perché è stato accertato di come anche dopo la partita di Genoa la fiducia a DDR fosse stata riconfermata. Del resto anche la squadra, è stato appurato anche questo, era con il Mister, decisa a risollevarsi e a farlo – cosa importante – insieme al tecnico. In quelle ore però, pur non facendo trapelare nulla all’esterno (ma non c’è da stupirsi), la società stava maturando invece il divorzio con l’allenatore.
Così si spiegherebbe – notizia emersa oggi – il “giro di telefonate” che sarebbero state fatte dal club ad alcuni calciatori lunedì scorso (ma non a Mancini e Pellegrini che infatti hanno poi chiesto spiegazioni) per tastare il terreno. La squadra però, come detto, era con l’allenatore. Da Dybala a Paredes. Nel frattempo De Rossi ha un confronto con la Roma ma nonostante i toni piuttosto aspri che animano la riunione, mercoledì mattina DDR è ancora convinto di essere lui il tecnico giallorosso. Perché non dovrebbe? E così lo sono i giocatori. Dopodiché, mentre l’allenatore stava preparando il campo, la situazione precipita. Mancini e Pellegrini provano una mediazione in extremis ma non c’è nulla da fare. Il dado è tratto.
Pioli, forse Tuchel, poi Juric: chi ha deciso l’esonero di De Rossi alla Roma
Dopodiché l’altra parte della storia riguarda il come si sia arrivati a Ivan Juric, facendo storcere il naso a molti. Il tifoso romanista, che comunque, ricordiamo, non era per nulla convinto di De Rossi e anzi a gran voce ne chiedeva l’esonero (almeno leggendo i social), a quel punto spera che – nel “male” – possa esserci almeno una buona notizia, ovvero il classico nome in grado di riaccendere l’entusiasmo nel momento di difficoltà. Come lo era stato Mourinho prima, e De Rossi poi. Del resto di tecnici liberi di livello mai come stavolta ce ne erano in circolazione. Si parla di suggestioni, di allenatori importanti, da Sarri a Tuchel.
Dopodiché arriva la seconda “doccia fredda”. E’ inutile girarci attorno: nessuno si immaginava in nove mesi di passare dallo Special One all’ex Torino. E non lo era nemmeno la Roma, come è emerso nelle scorse ore. Viene dato per certo infatti il tentativo che il club avrebbe fatto ad esempio con Pioli prima che quest’ultimo accettasse la ricca offerta arrivata dall’Arabia; altre fonti parlano di un approccio provato anche con Tuchel. Dopodiché si apre un terzo scenario. La società vaglia altri allenatori liberi in grado di accettare un ruolo fino a giugno. Non il massimo della prospettiva verrebbe da dire. Ed ecco spuntare Juric, che viene proposto dal procuratore Giuseppe Riso manager a Trigoria anche di Mancini e Cristante.
“Souloukou ha deciso, i Friedkin hanno avallato”
Arriviamo così alla domanda più importante di tutte. Chi ha premuto il famoso pulsante rosso? Non Ghisolfi che, come visto anche al momento dei saluti con De Rossi, aveva un bel rapporto con DDR. Ma a prescindere da questo, secondo il CorSport il Direttore dell’Area Tecnica non sarebbe stato comunque coinvolto nel processo decisionale. Tutte le strade portano così alla CEO Lina Souloukou, che voci di corridoio davano contraria già a giugno alla riconferma di De Rossi in panchina. Note, a questo proposito, le frizioni avute durante l’estate tra lei e l’allenatore. A quel punto i Friedkin avallano la decisione. E arriva Juric.