De Rossi aveva rassegnato le dimissioni: i risultati non c’entrerebbero con l’esonero

Roma è ancora scossa dalla notizia di ieri mattina riguardate l’esonero di DDR: oggi arrivano le prime spiegazioni

Melissa Landolina -
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Daniele De Rossi
GRATTACAPI PER DANIELE DE ROSSI ( FOTO FORNELLI/KEYPRESS )

Poco più di 24 ore quelle trascorse dal momento in cui è stato diffuso il comunicato da parte della Roma con il quale sollevava Daniele De Rossi dal ruolo di guida tecnica della squadra.

Da lì, si è scatenata la contestazione dei tifosi fuori Trigoria con insulti a società e giocatori, poi proseguita fino a sera sotto casa dell’ormai ex allenatore giallorosso dove con fumogeni e striscioni hanno voluto mostrargli la loro vicinanza.

Roma non accetta il trattamento riservato ad una delle storiche bandiere del club, non giustifica il fatto che lo abbia fatto una società assente e che si è sempre nascosta dietro al proprio tecnico, prima Mourinho e poi De Rossi.

Entrambi hanno ricevuto lo stesso trattamento poiché non avrebbero accettato le imposizioni della società.

I tifosi romanisti, da ieri si interrogano sulle vere motivazioni che hanno portato a un esonero così rapido e inatteso. Le ragioni non possono avere a che fare solo con i risultati che possono trovare giustificazione in un mercato tardivo e in alcuni casi irrisolti che hanno portato confusione e disorientamento.

Quattro giornate sono poche per stabilire il futuro della Roma ma a quanto pare i retroscena sono molto più di quelli che ci aspettavamo.

Le motivazioni dell’esonero di DDR

Lina Souloukou esonero De Rossi
Lina Souloukou pensierosa ( FOTO FORNELLI/KEYPRESS )

Stando a quanto riporta ‘La Repubblica’ le vere motivazioni dell’esonero sono legate a una serie di situazioni che il tecnico di Ostia non avrebbe voluto accettare.

La prima riguarderebbe il recente caso Dybala quando Lina Souloukou gli avrebbe imposto di non far giocare la Joya per 14 giornate consecutive e così non far scattare il rinnovo automatico del contratto. Un risparmio di 30 milioni lordi.

De Rossi non ci sta, è un’ingerenza nei confronti del suo lavoro e iniziano così le prime frizioni con la CEO e con i Friedkin che si fidano di lei e si mostrano d’accordo con le sue richieste.

De Rossi rassegna le sue dimissioni che la società respinge, nonostante ciò prosegue il suo lavoro con impegno e dedizione, difende i suoi ragazzi e cerca di difendere anche la società agli occhi della tifoseria. Mai una parola fuori posto, sempre lucido e razionale.

Secondo la Souloukou le dichiarazioni di Totti: ”Daniele è un parafulmine”, sarebbero state ispirate proprio dallo stesso De Rossi. ”Noi ci sentiamo spesso, se mi chiede una mano io per lui dò un braccio”, disse l’ex capitano giallorosso. Frasi che con il senno di poi possono spiegare altro: De Rossi non poteva dire ciò che pensava realmente data la sua posizione e avrebbe chiesto di farlo al suo amico fraterno, sapeva che le sue parole avrebbero avuto una risonanza impareggiabile.

Da quel momento la manager greca capisce che la frattura è irrimediabile e inizia fare un sondaggio per dare un nuovo volto a questa Roma che potesse andare nella direzione che lei stessa voleva. I Friedkin non possono rimanere a guardare a migliaia di km di distanza: arrivano a Roma cercano un confronto che poi diventa un’altra accesa discussione con un tecnico che ancora una volta non si piega.

Non dicono nulla ma studiano un’alternativa: il giorno dopo De Rossi arriva alle 7 a Trigoria per preparare la seduta di allenamento che sarebbe iniziata alle 10. Alle 8 gli viene comunicata la decisione dell’esonero immediato e alle 9 esce il comunicato.

Daniele De Rossi non è più l’allenatore della Roma.