“Stavolta alla Roma non torno più”. Rassegnato, malinconico, distrutto. Così appare Daniele De Rossi dopo l’addio ai giallorossi. Presumibilmente in maniera definitiva. L’avvio del nuovo corso giallorosso coincide con la fine di un ciclo a firma DDR probabilmente mai davvero iniziato.
L’ex centrocampista messo alla porta come vittima di un progetto non riconosciuto e capro espiatorio ideale. Questa situazione ha fatto indispettire non poco l’ex capitano giallorosso e di conseguenza il tifo si è schierato dalla sua parte. De Rossi, lasciando Trigoria, avrebbe detto che alla Roma non sarebbe più tornato.
Lo avrebbe riferito ai tecnici e magazzinieri che erano presenti fuori al Fulvio Bernardini per ringraziarlo di questi mesi trascorsi fianco a fianco. Anche Ghisolfi ha speso ottime parole per DDR, così come il resto della squadra. Ora è tempo di ricominciare, la Roma con Juric e De Rossi da sè stesso.
Consapevole del fatto che la società giallorossa la vivrà esclusivamente da tifoso – come quel Francesco Totti che quando parla regala spunti di riflessione – tra una partita e l’altra con la speranza di tornare ad allenare quanto prima. Magari in un ambiente più sereno. Senza pressioni e aspettative elevate, supportato da personalità disposte ad attendere una maturazione tecnica che già era in corso.
DDR sa che questa battuta d’arresto non è stata un caso: quello che può fare è ripartire dai suoi valori con l’auspicio di non essere eccessivamente bollato. Il progetto Roma non è fallito per sue responsabilità: ha fatto qualche errore, ma perseverare è diabolico. Errare è umano e la qualità venuta meno in tutta questa situazione sembrerebbe essere proprio l’umanità.