Daniele De Rossi sa bene che per togliersi di dosso un inizio di stagione tutt’altro che esaltante e cominciare la risalita verso le prime posizioni della classifica c’è bisogno soprattutto di un Paulo Dybala in grande forma. La convocazione con la Nazionale argentina ha ridato smalto alla Joya, che è anche riuscito ad andare a segno contro il Cile firmando la rete del definitivo 3-0.
Dopo aver sventato il rischio di un addio anticipato ai colori giallorossi, grazie al suo rifiuto ai ponti d’oro offerti dall’Al-Qadsiah, ora Dybala deve prendere in mano la Roma e condurla fuori dal tunnel – due soli punti nelle prime tre partite – con la sua classe, possibilmente già nel match di domenica a Marassi contro il Genoa.
Data la possibile assenza di Artem Dovbyk, il talento di Laguna Larga potrebbe andare a comporre la coppia d’attacco assieme a Matias Soulé. Sono in tanti a chiedersi se questa potrà essere un’ulteriore soluzione tattica a disposizione di DDR per impiegare al meglio Dybala. Un consiglio su questo aspetto prova a darglielo l’allenatore che in Italia ha lanciato la Joya.
Stiamo parlando di Beppe Iachini, tecnico del Palermo quando Dybala è sbarcato in rosanero e ha cominciato a mostrare il livello delle sue giocate. Con Iachini l’argentino ha stretto un legame molto profondo e oggi il tecnico sottolinea quanto sia importante schierare un giocatore del suo potenziale nel ruolo giusto per permettergli di esprimersi al meglio.
Iachini ricorda che all’epoca in molti dicevano che Dybala avrebbe dovuto giocare da esterno, ma la scelta del tecnico di Ascoli Piceno fu un’altra: “Al Palermo lo facevo giocare prima punta“, ha detto Iachini in un’intervista rilasciata al quotidiano torinese La Stampa. Una mossa che ha pagato: nel suo terzo anno al Palermo, infatti, Dybala realizzò 13 reti in 34 partite in Serie A. Una netta crescita di rendimento che portò la Juventus a sborsare 32 milioni di euro più bonus per farlo arrivare a Torino.
Iachini rivela poi che anche su Belotti le voci erano quelle di farlo giocare come attaccante esterno, ruolo che ricopriva quando arrivò al Palermo dall’Albinoleffe. “Quando li ho allenati erano dei ragazzini – aggiunge l’allenatore 60enne – Mi sento spesso con loro, sono felice della carriera che hanno fatto“.