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Cristian Totti e l’odio online: quando il cyber-bullismo tocca le celebrità

Cristian Totti e gli insulti sul Web. Tutto quello che sappiamo sul cyber-bullismo crolla di fronte a un campo da calcio

Cristian Totti è diventato protagonista. Forse era quello che sperava da quando ha iniziato a giocare a calcio, appena ha cominciato a capire che quel cognome sulle spalle poteva essere un peso ma anche un opportunità. Ha girato tanto Totti Junior prima di trovare la propria dimensione all’Olbia. I problemi più grandi, però, non gliel’ha dati suo padre (anche indirettamente) ma il suo fisico. Francesco Totti agli esordi probabilmente aveva gli stessi problemi di peso che oggi ha il figlio, ma non c’erano i social e il talento era ugualmente cristallino.

Significa che poteva mettere su qualche chilo, fare altrettante diete per tornare nel peso-forma e non diventava un caso mediatico. Oggi è diverso: qualsiasi passo falso viene amplificato grazie ai social, ma il problema non sono le tecnologie. Quelle fanno parte del processo evolutivo, bensì chi li popola – per citare De Rossi, la gran parte sono “subumani” – persone che preferiscono puntare il dito piuttosto che capire.

Cristian Totti, l’odio social non si ferma

Così finisce che il figlio d’arte per antonomasia, all’Olbia, vive uno dei peggiori esordi della sua giovane carriera. Segna ma non basta, gioca bene ma non è sufficiente perchè per i tifosi conta solo il peso. Non in linea con i canoni. E allora cominciano a scrivere: commenti, vessazioni, insulti. Da Capitan Salsiccia a Botola.

Il figlio di Totti attaccato dagli haters (RomaForever.it)

Questo il tenore degli apprezzamenti, ogni giorno così. È dovuto addirittura intervenire Amelia, allenatore dell’Olbia, per dire che questa campagna mediatica contro il ragazzo ha superato ogni limite. Cristian Totti sta rimettendosi in forma, ma più ampiamente sta vivendo una carriera da calciatore. Il campo dirà se con buona prospettiva, oppure no.

Il body-shaming non risparmia nessuno

Va però lasciato crescere e soprattutto non insultato in maniera gratuita. La permissività del ragazzo, oltre ai natali illustri, non autorizza certi comportamenti dalla collettività: il body-shaming è reato. Ce ne ricordiamo solo quando qualcuno compie qualche gesto estremo, perchè vinto dalle vessazioni altrui, nella quotidianità però facciamo fatica a capire che dietro un corpo non conforme a quella che per molti è la normalità possono esserci tante e diverse ragioni.

Questa scuola di pensiero, che viene ricordata soltanto quando si tirano in ballo i disturbi alimentari, vale sempre. Persino quando c’è un pallone di mezzo. I calciatori e le calciatrici non sono esenti da critiche, ma l’insulto gratuito va sempre condannato. Al pari del razzismo o qualsiasi altra forma di intolleranza.

Oltre la retorica dell’inclusione

La vicenda Totti ci ha fatto capire che i passi avanti sull’inclusione e la comprensione fatti finora, in larga parte (come dimostrano i commenti sotto ai post del figlio del Capitano per antonomasia) erano e restano soltanto un grande specchietto per le allodole. Comportamenti di facciata che, dietro una tastiera, tirano fuori il lato peggiore di alcuni. Ancora troppi.

Andrea Desideri
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Andrea Desideri