Gianluca Mancini ha dimostrato di essere un leader nello spogliatoio romanista, anche se ancora non sente addosso pienamente questi panni. Non appena sono uscite le indiscrezioni di una presunta lite con Daniele De Rossi, il difensore ex Atalanta ha smentito categoricamente sui social asserendo che la Roma fosse una cosa seria e non c’era tempo per le speculazioni.
Questo vuol dire che il calciatore pensa soltanto ai giallorossi senza altro tipo di congetture. La piazza ha apprezzato molto la presa di posizione con il richiamo alla società e alla squadra, segno che il ragazzo sente la responsabilità e l’onore dei colori che indossa. In campo dà sempre tutto, ma gli manca ancora quella “corazza” che gli consentirebbe di imporsi – a livello interno e sportivo – in uno spogliatoio alla ricerca di un leader in campo e fuori.
La Roma si sta rifondando anche per questo. DDR è un leader nato, ma l’allenatore può dettare le regole in panchina. In campo scendono i calciatori e c’è bisogno di qualcuno che faccia da collante con gli altri. Daniele De Rossi incarnava alla perfezione questo ruolo, ma ora non gioca più. Prima ancora c’era Francesco Totti. Non servono altre parole.
Semmai c’è bisogno di altri personaggi: una personalità deputata a questo ruolo ambito ma anche molto complesso a Roma potrebbe essere Dybala. La Joya, però, sembra essere più simbolo che trascinatore. Mancini, invece, con la sua tenacia e capacità potrebbe ricoprire proprio quella ‘casella’ che manca. Accanto a lui, quest’anno, un collega di prima fascia come Mats Hummels.
Il difensore può insegnare parecchio, soprattutto nella gestione di emozioni e stati d’animo sotto pressione, al collega. Esperienze e dialoghi di cui fare tesoro per il futuro. La “cura” Hummels potrebbe elevare ulteriormente il numero 23 giallorosso. Il quale, forse, non aspetta altro: vuole prendere la Roma per mano. Più di quanto non abbia già fatto.