Quelle di Manuela Giugliano sono braccia strappate alla pallavolo, anche se i piedi donati al calcio, stando a quanto visto nella Roma femminile, valgono come un patrimonio Unesco. Lei è la prima giocatrice italiana ad essere inserita nella lista delle candidate al Pallone d’Oro. Un sogno. Incominciato 27 anni fa a Castelfranco Veneto in una famiglia di sportivi della provincia di Napoli. I primi passi nelle giovanili miste della squadra trevigiana dell’Istrana, in un percorso interminabile che ora la vede in lizza per il premio personale più ambito. “Gli avversari pensavano che, con una femmina in campo, avrebbero vinto a mani basse. Ma grazie alla sua presenza, la passeggiata la facevamo noi” ricorda Fabio Marconato, presidente di quel club.
La carriera della fantasista è cominciata nel campo vicino alla base militare dove lavorava il padre. Ma un particola colpisce in particolar modo e lo rivela sempre Marconato. “Se non avessimo insistito a suo tempo Manuela avrebbe giocato a pallavolo. Nel senso che la famiglia aveva preparato quella strada per lei. Il fatto è che, quando arrivò e mosse i primi passi nella categoria “Primi calci” fummo letteralmente abbagliati da tanta bravura. Giocava con i maschi, ma era più brava di tutti e di gran lunga”. Una predestinata con un DNA da campionessa fin dalla più tenere età, per l’invidia dei maschietti che giocavano con lei.
Dalla pallavolo al sogno più ambito con la Roma femminile: il percorso di Giugliano
🇮🇹 Manuela Giugliano = the first Italian woman to be nominated for the Ballon d’Or ✨#UWCL || @ASRomaFemminile pic.twitter.com/taEuaXSCTx
— UEFA Women’s Champions League (@UWCL) September 5, 2024
Ma per diventare Manuela Giugliano il percorso non è stato facile. Metodica, scrupolosa, ossessiva quasi. Queste le doti che l’hanno portava verso il potenziale Pallone d’Oro. “Mi sveglio intorno alle 8 – ha raccontato la giallorossa nell’intervista concessa al Corriere della Sera – e dopo cena vado sempre a letto presto. Faccio più attenzione agli zuccheri e ai dolci, ma amo il salato. Dopo una partita privilegio il sushi, piatti tipici o carne in abbondanza. È l’unica vera concessione che mi faccio”. E se la squadra non si allena ecco che dice a riguardo: “Gli allenamenti extra-campo sono fondamentali. Tengono attiva tutta la muscolatura e mi permettono di essere più tonica. Per tenere botta alle avversarie”.
Insomma la favola di Giugliano, dieci della Roma femminile di Alessandro Spugna, è un sogno che doveva tingersi di pallavolo ma che dopo qualche partitella sui campi della provincia trevigiana si è indirizzato quasi naturalmente nel firmamento calcistico mondiale. Di strada ne ha fatta e ne farà ancora, già da quast’anno dove fra gli obiettivi delle giallorosse non c’è solo il campionato ma anche un piazzamento di prestigio nella Women’s Champions League. Una volta sollevato il trofeo più ambito forse potrà davvero alzare il Pallone d’Oro con più probabilità. Se lo meriterebbe davvero, perché una come lei non si sa quando si rivedrà ancora…