Daniele De Rossi non finisce mai di stupire e stupirsi, il segreto per l’allenatore è proprio vivere tutto al massimo. Sembrava utopia, ma la sua carriera da calciatore è stata all’insegna dell’impulsività. Quella da allenatore è proseguita sulla strada della sincerità con qualche pizzico di diplomazia, senza esagerare.
Quanto basta per rendere il calcio più bello e vero. Restando in tema di verità, DDR da quando è sulla panchina della squadra giallorossa ha ricevuto i più diversi attestati di stima. Da Spalletti a Totti, passando per i suoi ex colleghi del Boca Juniors. Tutti lo vedono bene, tutti lo vorrebbero al posto di comando. È pronto: sembra nato per fare questo lavoro.
De Rossi, incontro speciale
Facile a dirsi, meno a farsi. Se ne sta accorgendo con il tempo e l’esperienza. Due fattori che, anche sulla panchina dei sogni, diventano un lusso. Sembrava tutto a posto, ma la vita – e la Roma – sono fatti per sorprendere. In questa sosta Nazionale De Rossi alterna allenamenti a Trigoria e pranzi di lavoro, per fare il punto della situazione: capire da dove ripartire.
Cosa tenere, cosa lasciare e cosa migliorare. Ci sono, però, anche i fuoriprogramma. Quello di oggi è stato un pranzo a via Vetulonia. Posto familiare per i giallorossi: in quella strada è nato, vissuto e cresciuto Francesco Totti. L’ultimo re di Roma; l’idolo delle folle. Il simbolo del romanismo. Insieme a Daniele De Rossi.
Pranzo da ricordare
In quegli angoli di Roma c’è un noto ristorante e De Rossi, oggi, ha pranzato con il proprio idolo tornando per un attimo bambino. Mister DDR ha incontrato Jamie Carragher, Ian Wright, Gary Neville e Roy Keane. I campioni del calcio inglese hanno pranzato a Roma perchè stanno girando il loro contenuto speciale: la serie televisiva The Overlap. De Rossi ne ha approfittato per fare quattro chiacchiere con loro e comunicare a Keane il motivo per cui DDR portava sempre il numero 16 sulle spalle.
Il primo è la figlia Gaia, il giorno del compleanno (16 luglio) deve restare ben impresso come una rivoluzione d’amore, e il secondo è lui. L’uomo da cui De Rossi si sentiva più rappresentato quando giocava per grinta e modalità gioco. Oltre all’atteggiamento e alle scelte in campo e fuori. Insomma un bell’incontro che ha mescolato passato e presente, guardando un po’ anche al futuro. De Rossi – anche solo per un attimo – si è seduto insieme a loro e avrebbe, se fosse stato possibile, premuto il tasto del rewind.