Daniele De Rossi ha ammesso di giocare a Football Manager e tutta una serie di giochi dedicati all’analisi tattica e tecnica di una squadra. Questi tipi di confronti fanno sì che ciascuno può essere idealmente l’allenatore della propria squadra del cuore e costruire una fantomatica carriera con vere scadenze: si deve impostare la squadra, la formazione, far quadrare i conti e tutto quello che un allenatore (o manager) dovrebbe fare nella realtà se spalleggiato da una società forte.
DDR ha ironizzato dicendo che, da ragazzo, non salvava le partite che perdeva con la Roma – davanti alla PlayStation – per poterle rigiocare. La realtà è che, però, oggi questi giochi sono fondamentali per avviare una carriera da allenatore o match analyst. Chiedere a Thiago Leal. Attuale collaboratore tecnico e analista tattico di Paulo Fonseca al Milan.
Il tecnico portoghese, fra l’altro ex Roma, se lo porta sempre dietro nelle proprie esperienze da allenatore. Il motivo è che da quando si sono conosciuti non si sono più staccati. Il loro rapporto comincia nel 2014, forse qualcosa prima, Thiago era un ragazzo che postava le proprie analisi tattiche su YT ed è stato in grado di catturare l’attenzione di uno come Paulo Fonseca che lo ha chiamato chiedendogli di seguirlo come collaboratore.
Sembra una favola, ma è realtà. Questo perché determinati simulatori, oggi, sono talmente realistici da garantire un’affidabilità particolare: non è esagerato pensare che chi sia bravo a Football Manager, poi, non possa cavarsela davvero bene alle prese con una squadra vera. Provare per credere.
La storia di Thiago Leal insegna: chiaramente ci vuole anche un altro tipo di background da coltivare con il tempo, ma quello che da bambino faceva Daniele De Rossi – ovvero giocare a Football Manager per delle ore – oggi potrebbe addirittura essere considerata una tra le tante skills professionali. Non resta, dunque, che premere il tasto play. Nella speranza di riuscire a salvare il numero più possibile di partite, altrimenti c’è il metodo DDR.