La Roma arriva alla prima sosta della Nazionale con l’idea di mettere un punto. Tre partite, tanta carne al fuoco e numerosi aspetti su cui lavorare. I nuovi arrivati a Trigoria sono molteplici, parte dei quali è già stata testata contro i bianconeri a Torino. In 270 minuti, però, sono tante le peculiarità e i difetti emersi.
De Rossi dovrà essere bravo a fare una summa di tutto questo e concentrarsi sulle situazioni più spendibili per cambiare subito rotta. Due punti in tre partite è molto poco, in termini di bottino, ma può essere un buon punto di ripartenza se si guardano le acquisizioni sul piano della sicurezza. La difesa è granitica: al netto dei due gol incassati con l’Empoli, il muro difensivo risponde bene.
Lo confermano le prestazioni di Cagliari e Torino. La Juve è stata messa in difficoltà proprio grazie alla costanza e l’abnegazione mostrata dai centrali giallorossi e non solo. Un reparto compatto e sicuro che trova in Svilar degno riferimento tra i pali. Insomma dietro si può stare relativamente tranquilli.
Il problema è l’attacco: in tre partite di Serie A la Roma ha segnato una sola volta. A opera di Shomurodov. Non un buon biglietto da visita: l’uzbeko, che in molti credevano ai margini del progetto, si è preso la propria rivincita. Tuttavia, a fronte della campagna acquisti fatta e dei soldi spesi, tra Dovbyk e Soulè (senza contare gli altri), una sola segnatura è lo specchio di una difficoltà che non avrebbe dovuto esserci.
De Rossi crede nel potenziale dei suoi effettivi: per quanto riguarda l’ucraino ha già detto che ha avuto difficoltà a causa di una marcatura stringente che gli ha messo Thiago Motta. Contro la Juventus, il centravanti giallorosso era braccato. Questo lo hanno notato anche i tifosi giallorossi. Dovbyk – nello specifico – si è “scusato”.
“Vorrei dare di più alla squadra, ma c’è un processo di crescita da fare che passa esclusivamente dal lavoro”. Tradotto: deve prendere ancora le misure del campionato italiano. Un periodo di rodaggio è necessario per colui che è stato il capocannoniere della Liga. Il problema, però, non è soltanto l’ucraino: si tratta di un assetto che fatica.
La Roma ha bisogno di più coraggio e maggiore dinamismo dal centrocampo in avanti. A questo (e non solo) serve una personalità come Konè. Un tipo di calciatore che, per dirla alla De Rossi, anima le partite “strappando” la giocata. Si è visto nel poco tempo che gli è stato concesso a Torino. Deve essere aiutato dai senatori del club, ma è un buon punto di ripartenza. La Roma senza gol (o quasi) non si vedeva da fine anni ’80. In panchina c’era Eriksson. Un trend che deve necessariamente cambiare. Per il presente, ma soprattutto per il futuro di Daniele De Rossi.