Da esubero a risorsa il passo non è breve ma Eldor Shomurodov potrebbe averlo percorso. Il suo nome, sin dalla fine del campionato scorso, era in cima alla lista dei sicuri partenti, assieme ai vari Belotti, Darboe, Solbakken, ecc. tutti calciatori che, non a caso, alla fine hanno (ri)fatto le valige e salutato Trigoria. L’attaccante invece, per una serie di motivazioni contingenti, soprattutto perché, non nascondiamoci, non è che siano arrivate chissà quali proposte, è rimasto alla base. La sua posizione, intendiamoci, non è cambiata: da tempo ormai Shomurodov non rientra nei piani societari considerando anche l’ultima stagione passata in prestito al Cagliari.
Nemmeno in terra sarda (22 partite, 3 gol) del resto sono rimasti convinti dalle prestazioni del centravanti e di fatti, terminato il contratto temporaneo, il club ha scelto di non riscattarlo. Il 1 luglio scorso si è così aperta una nuova fase dell’avventura in giallorosso per Shomurodov, la terza almeno e sempre con una mano sul borsone degli allenamenti e l’altra sulla valigia. Arrivati però al 27 di agosto e a soli tre giorni dalla fine del calciomercato lo scenario della permanenza ormai non può essere più scartato a priori. Ma non è soltanto una questione di mancanza di tempo. Vediamo perché.
Del resto la sua prova contro l’Empoli è stata di quelle che ai più distratti avrà fatto dire: “Ma gioca ancora con noi?”. E’ il rovescio della medaglia per chi, da calciatore voluto e desiderato, finisce nel dimenticatoio o quasi. Shomurodov non era costato nemmeno poco: 17 milioni più bonus ormai tre anni fa per “strapparlo” al Genoa. Nel suo cammino alla Roma però nulla o giù di lì è andato secondo le aspettative, tanto che l’attaccante ha imboccato senza troppe rimostranze da parte dei tifosi l’interminabile spirale dei prestiti nelle ultime due stagioni, prima allo Spezia poi al Cagliari come visto.
Un percorso che, di solito, preannuncia soltanto ad un rimandare di anno in anno l’inevitabile, ovvero la fine del contratto e l’interruzione del rapporto di lavoro con il club, in questo caso la Roma, titolare del cartellino. Il suo caso – e le due esperienze sopracitate – sembravano presagire lo stesso epilogo: nessun riscatto da parte delle squadre che lo hanno “ospitato”, nessuna voglia da parte dei giallorossi di tenerlo. Con in più la scocciatura di trovargli un’altra sistemazione, nuovamente temporanea e quasi certamente destinata a concludersi con un nulla di fatto. Forse però stavolta qualcosa potrebbe essere cambiato: soprattutto se, come sembra, alla fine Ghisolfi dovesse riuscire a piazzare Abraham al West Ham.
Quello con l’attaccante inglese è davvero uno strano intreccio di “calcio e di mercato”. Entrambi arrivarono a Roma nell’estate 2021, entrambi firmando un contratto di cinque anni ancora in essere e che scadrà nel 2026. Abraham tuttavia arrivò per fare il titolare e ad una cifra considerevole, 40 milioni, la stessa spesa quest’anno dalla società dei Friedkin per Dovbyk; il secondo invece per fare la seconda linea, prima di finire accantonato di volta in volta nelle gerarchie degli allenatori. Il rendimento in campo non ha lasciato adito a dubbi: per Shomurodov si contano appena 3 gol in 34 partite tra il 2021 e il 2023, per Abraham, nello stesso periodo (anche se la maggior parte nella prima stagione) 36 marcature a fronte di un centinaio di presenze. Un abisso insomma.
Ora però, quasi paradossalmente, le parti sembrerebbero essersi invertite. Tre anni e un infortunio grave dopo, ne parlavamo stamani qui, il centravanti inglese è finito nella lista dei sacrificabili mentre il secondo potrebbe clamorosamente uscirne. Una sorta di percorso al contrario, con “l’operaio” che prende il posto del “capo reparto”. Certo, sempre per fare la sostituzione – in questo caso di Dovbyk – ma comunque come prima tra le scelte in panchina per DDR. Del resto se Abraham dovesse partire comunque la Roma dovrebbe prendere a De Rossi un vice dell’ucraino che, grossomodo, rispecchierebbe valore e profilo proprio di Shomurodov. Va da sé, allora, che il piano B di Ghisolfi per la punta di riserva potrebbe trovarsi già in casa.
Se è vero poi che entrambi all’epoca firmarono un quinquennale per legarsi alla Roma è altrettanto vero che le cifre percepite al livello individuale sono ben diverse. Un po’ come il costo del cartellino pagato dai giallorossi ai precedenti club di appartenenza che abbiamo citato prima. Ebbene, Tammy Abraham arriva a prendere una cifra vicina ai 5 milioni di euro, mentre il compagno non supera l’1.5. Si capisce allora che la società guadagnerebbe e risparmierebbe molto di più vendendo l’inglese (si parla di un prezzo di vendita comunque sopra i 20 milioni) rispetto al dover trovare l’ennesima squadra dove spostare l’uzbeko. In tal senso si registra l’interesse del Lecce ma sempre in prestito e per di più con parte dell’ingaggio pagato dai giallorossi. Non certo un’offerta da strapparsi i capelli, insomma. E comunque si ritorna sempre al punto di partenza: sia in caso partisse Abraham, sia lui, la Roma comunque dovrebbe prendere un altro attaccante.
La partita di Empoli insomma qualcosa sembra aver smosso nei piani societari. Shomurodov, dal canto suo, sembrerebbe godere comunque della stima dell’allenatore. Per lui vale del resto il discorso che ieri facevamo per Zalewski: si tratta di pedine non certo di primo piano – è evidente – ma che DDR ha dichiarato di apprezzare. Non solo. Perché in quelle parole, tanto per l’ala, quanto per la punta, abbiamo letto una velata frecciatina a chi a differenza di loro non sta dando il 100%.
“Shomurodov? Va forte in allenamento“, ha detto De Rossi dopo la disfatta contro l’Empoli. “Più di tanti altri. E’ più vivo di tanti altri“. Incrociando tutta l’analisi svolta sin qui dove si arriva? Shomurodov va o resta? Forse, forse quel gol potrebbe aver aperto davvero un nuovo capitolo per il giocatore. In attesa di capire effettivamente cosa accadrà in queste ultime ore di mercato.