C’è un dato davvero particolare che riguarda Paulo Dybala in giallorosso. L’attaccante in queste ore è piombato in un vortice che nessuno si sarebbe mai immaginato, quanto meno non arrivati a questo punto dell’estate. Di una possibile cessione dell’argentino del resto si era parlato sin dalla fine dello scorso campionato; poi però era iniziato il ritiro e con esso le speranze, che avevano preso corpo e forma col passare dei giorni, che le strade tra la Joya e la Roma potessero continuare assieme. Tanto che, ad inizio agosto, scadute le clausole per la sua cessione, l’ipotesi che Dybala potesse lasciare Trigoria era molto più che remota.
Dopodiché qualcosa è successo. Dal rinnovo del contratto che era cosa praticamente data per certa – tanto più che l’argentino aveva dalla sua un prolungamento automatico di un altro anno a condizioni facili da raggiungere con la Roma – all’addio che sembra adesso altrettanto sicuro. Misteri e gialli di un calciomercato che ormai non concede più alcuna sicurezza ai tifosi, né talvolta a chi prova a raccontare cosa avviene nel mondo del pallone. E così sull’attaccante è piombata, di nuovo, l’Arabia: una maxi offerta che ha rimesso tutto in discussione. Ma cosa ha rappresentato fin qui Dybala per la Roma in attesa di conoscere l’epilogo della vicenda?
L’ombra costante che ha caratterizzato la carriera di Dybala, nonostante gli straordinari risultati raggiunti, è sempre stato quel “è fortissimo, ma…“. E Roma non ha fatto eccezione. Lo stesso arrivo dopo la fine del rapporto con la Juve era stato motivato proprio in questa direzione, ovvero la fragilità dell’attaccante che avrebbe spinto i bianconeri a voltare pagina. Non è un mistero che anche in giallorosso, è innegabile, Dybala spesso sia finito ai box. Ma cosa dicono i numeri? La Joya, lo ricordiamo, quest’anno si apprestava/appresta a giocare per il terzo anno con la Roma, dopo essere stato preso nel 2022. Statistiche alla mano si contano almeno 11 infortuni subiti in queste due stagioni, ricadute comprese.
Affaticamenti muscolari, distorsioni, problemi agli adduttori, l’elenco è piuttosto lungo, così come i periodi, contabilizzabili in partite ufficiali saltate, in cui Dybala è rimasto fuori dal campo. Sicuramente, è inutile girarci attorno, tutto questo sta avendo un peso nella trattativa in corso con gli arabi. La Roma, al netto delle esigenze di bilancio (l’argentino ha l’ingaggio più pesante in rosa), evidentemente ha messo in conto che il nuovo corso che sta partendo in queste settimane può fare a meno della Joya. Altrimenti avrebbe agito diversamente.
Calendario alla mano è stato ricostruito che nell’arco delle due stagioni Paulo Dybala ha saltato complessivamente 34 partite. Se ci si pensa un attimo è quasi un campionato. Non solo. C’è un altro dato che vale la pena considerare: l’argentino è mancato per circa il 50% dei minuti giocati dalla squadra, il che unito alla sua età, sicuramente non lasciava ben sperare per i prossimi anni. Questo ad ogni modo il dettaglio degli infortuni:
Ma c’è un altro “ma”. Sì perché c’è anche il rovescio della medaglia da considerare. Così come si parla della sua poca tenuta fisica, è doveroso considerare per onestà intellettuale anche l’apporto che invece il giocatore ha dato alla società. Che è stato altrettanto incisivo. Anche in questo caso infatti i dati sono particolarmente significativi: nonostante i suoi stop infatti Dybala, nero su bianco, è stato il calciatore maggiormente determinante per il club giallorosso negli ultimi due anni. Tanto da poter parlare senza timore di smentita di una Roma con e senza l’argentino. La differenza? Circa 19 punti in meno che avrebbe ottenuto in Serie A la squadra. Tradotto: un 12esimo e un 13esimo posto in campionato, anziché i piazzamenti ottenuti. Altro che sogni di Champions. C’è poi in più una strana coincidenza: l’argentino in giallorosso ha segnato in tutto 34 reti, ovvero lo stesso numero di partite che ha saltato.
Tirando le somme, se alla fine la cessione dell’attaccante in Arabia si formalizzerà la Roma, a nostro avviso, avrà commesso un grosso errore. Sicuramente nei tempi: non era questo il momento, lo ripeteremo fino allo sfinimento, di cedere il calciatore anche se, come sostengono alcuni, “un’offerta del genere ancora non era arrivata“. Il punto è però un altro. Se il calcio vorrà sopravvivere bisogna capire che soldi e business devono ritrovare per forza un punto di contatto con la vera anima di questo sport, ovvero i tifosi. Che sono il vero motivo per cui l’intero “carrozzone” ancora va avanti.
Non tutto è scarificabile nel nome del bilancio. E invece, una volta di più, il caso Dybala sta dimostrando l’esatto contrario. L’aspetto paradossale, preme sottolineare in chiusura, è che la società con l’argentino si era mossa nel giusto modo sin qui, prendendogli l’erede (Soulé) e mettendolo al centro del nuovo progetto quale punto fermo da cui ripartire dopo la rivoluzione iniziata nelle scorse settimane. Invece poi è cambiato tutto. La vicenda, così com’è nata, è destinata adesso a concludersi velocemente. Tutto lascia presagire ad un divorzio già scritto. Andrà veramente così? Non ci resta che aspettare.